Ururi è un paese di origine albanese, situato nel Basso Molise, su una collina poco distante dalla fascia costiera adriatica. Principale risorsa economica è l’agricoltura, praticata con tecniche e mezzi avanzati e con spirito imprenditoriale; tra le principali colture: il grano, l’olivo, la vite, il girasole, con derivati di alta qualità (olio, vino). Sono in via di sviluppo imprese artigianali e di trasformazione dei prodotti agricoli. Tra i piatti tipici: il ragù con carne di agnello, pasta fatta in casa, dolci pasquali e natalizi (poprati, caranjue), la pampanella ed i famosi torcinelli (involtini con interiora di agnello). Il paese sorge e si sviluppa attorno ad un Monastero Benedettino costruito attorno all’anno 1000: il casale Aurole o Aurora, poi abbandonato in seguito al disastroso terremoto del 1456. Non vi sono resti di opere murarie che possano indicare in qualche modo il luogo della esistenza antica del monastero e del Casale ma è da supporre che essi sorgessero nella parte più alta dell’attuale abitato di Ururi, là ove oggi è il centro storico del paese, tanto più che il monastero era dedicato a Santa Maria così come la vecchia Chiesa parrocchiale. Nel mese di gennaio del 1075, il feudatario normanno Roberto, conte di Loritello, dichiarava di avere un monastero costruito in tenimento di Larino, nel luogo chiamato Aurora e donava il tutto alla chiesa Larinese di Maria Vergine e Madre di Dio, per l’anima sua e dei suoi parenti. Con detta donazione il Vescovo di Larino a sua volta succedeva nel feudo Aurora divenendone il feudatario. Nei secoli successivi il feudo Aurora e la donazione del conte di Loritello riappaiono in atti e documenti vari. Solo poco prima del 1500 in qualche documento appare per il Casale Aurora anche la denominazione di “Ruri” e talvolta di “Urure”. L’insediamento degli albanesi avviene, a più ondate, a partire dalla seconda metà del XV secolo a seguito dell’invasione ottomana dell’Albania. Ad essi, già stanziati in terra di Capitanata (FG) al seguito del condottiero Giorgio Kastriota Skanderberg, viene concesso dal vescovo di Larino, feudatario del luogo, di ripopolare il casale distrutto. Tra le prime famiglie insediatesi: Plescia, Musacchio, Peta, Licursi, Glave, Occhionero, Intrevado, Iavasile, Cocco, tuttora presenti in paese. Il legame più forte con le origini è rappresentato dalla lingua che ancora oggi si parla abitualmente: l’arberesh, conservato soprattutto nella forma orale. L’istruzione di base è assicurata dall’Istituto Comprensivo di scuola materna, elementare, media. Di rilievo dal punto di vista architettonico la chiesa “S. Maria delle Grazie” chiesa Madre di Ururi che è stata consacrata nel settembre del 1730. Nel 1805 una scossa di terremoto provocò dei seri danni alla volta, che nel 1816 venne ricostruita. Nel 1836 nell’eseguire i lavori d ampliamento della navata destra la chiesa subisce dei danni a causa di un crollo che interessò la navata sinistra e quella di centro su cui poggiava. Nel 1837 vengono raccolti dei fondi per ricostruire la chiesa. Nel 1900 l’intera struttura viene sottoposta ad un esteso lavoro di restauro, ma il 23 luglio 1930 il terremoto arreca gravi danni alla chiesa e al campanile, per i quali l’Autorità’ Civile dichiara la chiusura del culto del sacro edificio per la salvaguardia della pubblica incolumità. Nel 1956 iniziano i veri lavori di restauro, e il 1 novembre la chiesa viene riaperta al culto e prende il nuovo nome di “Chiesa del SS. Rosario”; ma il 21 agosto 1962 una forte scossa di terremoto danneggia nuovamente la struttura e il 22 agosto, il Genio Civile ordina la chiusura definitiva al culto del Sacro edificio. Il 14 marzo 1999 la chiesa è stata riaperta al culto dopo circa 37 anni (durante questo periodo sono stati effettuati diversi lavori di ristrutturazione). Altri monumenti di interesse: la chiesa della S.ma Trinità, Palazzo Giammiro, Palazzo Greco, Palazzo Occhionero-Vardarelli, l’antico lavatoio, la Fontana e il ponte Cigno, Piazza Municipio, la passeggiata di Viale P. Pio, Pineta Musacchio, il tratturello Ururi-Serra Capriola. Tra gli eventi, particolarmente importante la corsa dei carri (La Carrese), festa patronale del S.mo Legno della Croce, la Festa dell’Olio, la fiera, la rassegna canora in lingua arbëreshë, la riproposizione estiva de La Carrese.