Torremaggiore, centro di 17.000 abitanti, è la città della Capitanata, a 38 km a nord di Foggia, che ospitò nel suo territorio l’imperatore morente, Federico II di Svevia (1250) a Castelfiorentino. Qui dettò il suo testamento universale, dal valore inestimabile sul piano giuridico, storico e civile. Città per la vita. Città contro la pena di morte.Imprese familiari, sistemi che ricordano la mezzadria, aziende agricole tramandate di generazioni, la cui efficienza e soprattutto solidità economica lascia riflettere sull’operosità di questa popolazione. L’agricoltura si potrebbe dunque, a giusta ragione, ritenere la fortuna di questa cittadina poco distante da San Severo, in cui prolificano banche, gioiellerie e negozi d’alta moda. Un piccolo miracolo all’italiana, che ha elevato straordinariamente il tenore di vita dei torremaggioresi. Torremaggiore è uno dei centri più popolosi della provincia foggiana, il secondo dell’alto Tavoliere dopo San Severo. Sorta attorno a un monastero benedettino del sec. XI, passò successivamente ai Templari prima di diventare feudo della grande famiglia del Sangro. Due violenti terremoti la distrussero, nel 1627 e nel 1688. Di quel periodo, e del suo passato più remoto, restano il suo bel castello merlato, a torri cilindriche angolari, fatto realizzare da Paolo del Sangro e tracce di un castello svevo. Bella, sebbene più recente, la Chiesa di Maria Santissima della Fontana. Interessante, per l’inusuale conformazione, l’adiacente piazza dell’Incoronazione. Torremaggiore è centro vivace e interessante, collocata in buona posizione nella fertile campagna del nord Tavoliere. La sua economia si incentra soprattutto sull’agricoltura: ottimi i suoi vini, esportati e rinomati ovunque.

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