Terracina conserva gelosamente le straordinarie testimonianze della sua storia, un patrimonio a completa disposizione del turista colto e curioso. Il mistero e il fascino della sua storia si cela già nel nome originario, Anxur, nome volsco come si evince da antichi scrittori (PLINIO, III, 3, 9, 5-6: oppidum lingua Volscorum Anxur dictum) e il nome di Giove fanciullo (Iupiter Anxur o Anxurus), la divinità protettrice della città, venerata sulla vetta del monte che domina l’abitato,l’antico mons Neptunius oggi Monte S. Angelo. Il mito si intreccia con molteplici i documenti e i racconti anche per quanto riguarda la sua origine. Il mito narra di un gruppo di naviganti Spartani che, fuggiti dalla loro patria in cerca di nuovi territori, approdarono sulle coste del Tirreno e fondarono un villaggio. I ritrovamenti più antichi nel territorio si riferiscono, invece, a materiali preistorici rinvenuti nella Caverna della Catena al Pisco Montano. Di certo la cittadina fu possedimento etrusco, roccaforte dei volsci e poi centro di villeggiatura romana. Della Terracina romana restano i resti del tempio di Giove Anxur, le sottostanti mura dell’acropoli, parti del Capitolium, la pavimentazione augustea della piazza del Municipio e i resti del teatro e del porto. Nel Medioevo vennero eretti il Duomo, che conserva evidenti tracce del tempio pagano su cui fu innalzato, palazzo Venditti e la Torre Frumentaria, che ospita oggi il Museo archeologico. Terracina, nella sua lunga storia ha accumulato e conservato pregevoli opere d’arte di diverse epoche, tanto da essere considerato un vero e proprio “Museo a cielo aperto” e ha reso il suo aspetto molto gradevole, armonizzando monumenti antichi e edifici storici alle mutate esigenze degli abitanti. Oggi, la città si presenta suddivisa in una Centro Storico Alto, l’antico centro cittadino con l’acropoli, sviluppatasi ulteriormente in epoca medioevale, e in un Centro Storico Basso, frutto di una prima espansione in epoca romana, lungo la strada verso il porto, e di una seconda espansione avvenuta principalmente nel XIX e XX secolo, in seguito alla bonifica delle paludi pontine da parte di papa Pio VI nel XVIII secolo e di Mussolini in seguito.