Immerso nelle dolci colline della pedemontana del Grappa, Monfumo sorge nelle immediate vicinanze dell’antica città di Asolo. Vi si arriva provenendo da Treviso da Vicenza, e da Bassano, dopo aver raggiunto ed oltrepassato Asolo, proseguendo lungo la strada Provinciale che conduce a Cavaso del Tomba. Provenendo da Belluno invece, è necessario prendere dalla Statale n. 348 “Feltrina”, la strada Provinciale del Fagaré, che sulla destra, poco prima del centro abitato di Cornuda, conduce prima alla frazione di Castelli e poi al centro di Monfumo. Non molti sono i segni che l’antichità ha lasciato sul territorio di Monfumo. Generoso invece, è stato il Medioevo, il cui ricordo è rimasto profondamente impresso nei toponimi e nella storia di questo lembo di “gioiosa” Marca Trevigiana. A Monfumo legarono il loro nome le due nobili famiglie dei Maltraverso e dei Da Castelli che, preso possesso dei rispettivi feudi agli inizi del XII secolo, vi edificarono muniti e possenti manieri.
Le loro vicende furono legate alle controversie guelfo ghibelline, divampate in scontri violenti allorché le due famiglie si schierarono sotto le bandiere scaligere, contro il fronte guelfo dei Da Camino e dei vescovi di Feltre e di Treviso. Con l’inasprirsi delle lotte e con il contemporaneo espandersi della potenza veneziana, anche i Maltraverso e i Da Castelli videro svanire le loro fortune, finché verso la seconda metà del XIV secolo dei due feudi monfumesi poco rimaneva ed il loro destino veniva indissolubilmente legato a quello dei possedimenti veneziani di terraferma. Percorrendo la strada Provinciale proveniente da Asolo, dopo circa 5 chilometri si arriva nel centro di Monfumo. Qui si trovano gli Uffici Comunali, la sede della Pro Loco e poco più oltre la parrocchiale dedicata a San Nicolò.
La chiesa, edificata sulla sommità del colle ove sorgeva il castello maltraversiano, e di foggia settecentesca e conserva al suo interno un mirabile affresco di Noè Bordignon (1877) con altre pregevoli opere fra cui la pala dell’Argentin (1763) raffigurante il Santo titolare e i due angeli dell’altar maggiore scolpiti da Perin Canova, nonno del più celebre Antonio. Dal terrazzo prospiciente la parrocchiale si può ammirare il vasto panorama della pedemontana, delimitato a Nord dal massiccio del Grappa e a Sud dai colli asolani con la famosa rocca. Sul retro della chiesa sorge un capitello dedicato a Sant’Antonio, da qui la vista spazia su tutto il territorio orientale della pedemontana, inquadrando in rapida successione la villa Corniani Scotti con il colmello di San Rocco, l’oratorio di Sant’Antonio e la frazione di Castelli con la rispettiva parrocchiale. Imboccando via Sassetti, sulla sinistra si può notare un interessante capitello dedicato alla Madonna di Lourdes, proseguendo per altri trecento metri circa si arriva in prossimità di borgo Forner, il più antico del paese e già sede del Municipio. Continuando su via Ca’ Corniani si arriva al colmello e all’oratorio di San Rocco, che conserva alcuni arredi sacri del settecento e una pala di ottima scuola veneta. A lato dell’oratorio si erge la settecentesca villa Corniani – Scotti con la sua interessante facciata e i relativi annessi rustici. Ritornando su via Ca’ Corniani si giunge all’incrocio con via Longon e con via Biss, ove si può notare l’interessante oratorio di Sant’Antonio. Da qui via Biss conduce ai due caratteristici ed antichi borghi di “Le Mandre” e di “Era Grande”, prima di giungere all’incrocio con via Fagaré, dove sorge il complesso di origine settecentesca di Palazzo Bressa – Neville, ora noviziato e casa di esercizi spirituali “La Dimora” dei Padri Canossiani. Lasciato Palazzo Neville sulla sinistra si può continuare a salire per via Chiesa fino alla sommità del colle, dove nel XII secolo vennero edificate le due fortezze dei conti Castelli. Scomparsa ogni traccia dei manieri, ora vi sorge la settecentesca parrocchiale dedicata ai SS. Giorgio e Adalberto. All’esterno, sul muro meridionale, sono murati i frammenti lapidei del monumento funebre del conte Baldo Castelli e della moglie Agnese (1255). Dall’ampio terrazzamento del colle si può godere di un incantevole panorama, la cui vista spazia su tutto il territorio asolano. Ritornando all’incrocio di via Fagaré con via Biss e continuando per via Palazzo Neville si giunge alla ripida erta di via Costa Mattia che, piegando sulla destra, conduce all’omonimo antico borgo. Prendendo invece sulla sinistra via Ca’ Balbi si scende a La Valle di Monfumo, dove negli anni a cavallo fra ‘800 e ‘900 vennero edificati i due vicini oratori dedicati entrambi alla Madonna di Pompei. La Valle di Monfumo figura nei documenti tardomedievali della Curia di Treviso con l’antico nome di Collaldior, o Colle dell’Uditore, cioè proprietà la cui rendita era destinata al sostentamento del funzionario ecclesiastico nominato appunto Uditore di Curia. Da La Valle, imboccando via Vittorio Emanuele, ci si arrampica fino a Forcella Mostaccin, dove la vista di tutto il territorio pedemontano del Grappa darà una significativa conclusione alla visita di Monfumo, prima di scendere verso Maser ed arrivare nelle vicinanze di Villa Barbaro, dove Palladio e Veronese seppero far incontrare lo spirito di queste terre con l’ideale bellezza della cultura classica di cui erano portatori. Oltre alla dolcezza delle colline e dei paesaggi il territorio di Monfumo offre degli ottimi prodotti alimentari ed artigianali, fra cui: mele, castagne, nespole, ottimo vino bianco, pregiati formaggi, dolcissimo miele, funghi prelibati e manufatti di vario tipo e natura.