Situata sulla costa Adriatica a 25 km a nord di Bari, Molfetta è un centro commerciale attivo con un mercato ittico ed ortofrutticolo tra i più fiorenti della Puglia, ed una flotta peschereccia più numerosa del basso Adriatico.
Ha una popolazione di 59.835 abitanti ed una superficie territoriale di 58,26 kmq. Certamente il territorio fu abitato sin dal neolitico, come attestano i reperti archeologici rinvenuti nella dolina denominata “Pulo” a 2 km dalla città.
Le origini di Molfetta risultano incerte. Infatti alcuni storici affermano sia stata fondata dai Greci, altri dai Romani e altri ancora dai Dalmati, anche se molti concordano che si tratti dell’antica Respa. Probabilmente, all’epoca romana, Molfetta sarà stato il luogo di sbocco al mare dell’importante città di Ruvo, comunque notizie certe risalgono al X secolo quando su atti notarili compare il nome di Melphi. Da questo periodo la vivacità commerciale dei molfettesi fa aumentare il prestigio della città, come dimostra la stipula di un patto politico-commerciale nel 1148 con Ragusa (attuale Dubrovnik) e nello stesso secolo inizia la costruzione della grande chiesa “Duomo Vecchio”.
Nel periodo normanno fu feudo dei Bassaville, ma avendo una certa autonomia sviluppò rapporti commerciali con Veneziani, Amalfitani, Greci, Slavi e Dalmati.
Nel 1522 Molfetta fu ceduta in feudo al duca di Termoli, poi passò sotto i Gonzaga, agli Spinola e ai Gallarati Scotti fino al 1806, quindi seguì le vicissitudini del regno di Napoli sino all’annessione al regno d’Italia nel 1860.
Il fascino di Molfetta senz’altro è il mare. É la bella piazza liquida- il porto- che ha come sfondo le bianche pietre del duomo duecentesco con le alte torri. Il mare ha portato nella città il senso dell’altrove, della mescolanza continua e secolare di genti e culture, di tecniche e merci. Gli uomini partivano, rimanevano lontani e tornavano con idee e mentalità nuove, le donne restavano e governavano casa e beni, acquisendo forza e indipendenza. Generazioni di donne autonome a Molfetta.Ecco la città operosa in cui i “figli”, che lavorano e studiano, producono accoglienza, confronti anche aspri, libertà di pensiero. La attraversano sentieri di arte e storia: il Centro Antico con il suo duomo medievale, i ricoveri dei pellegrini in partenza per la Terrasanta, le belle chiese barocche, il sito neolitico del Pulo.I quartieri sul porto, fatti di stretti vicoli, rivelano una piccola casbah; la città ottocentesca si apre al dialogo con i suoi caffè, i negozi, l’andirivieni: è il luogo della sacra passeggiata meridionale. Si mescolano suoni profumi e colori in questa città: abbiamo il verde argenteo delle distese di ulivi insieme ai profumi dell’olio nuovo nei frantoi; abbiamo l’oro, il rosso cupo, il nero delle statue delle processioni pasquali con i suoni solenni delle marce funebri in un rito che non è mai vetrina per turisti ma un autentico percorso religioso. Non c’è retorica in questa terra di gente forte e oppositiva da Gaetano Salvemini a Riccardo Muti, persino le canzoni di Caparezza sono asciutte e senza indulgenza, testimoniano amore per la città ma anche capacità di leggerne le difficoltà.