In un susseguirsi di verdeggianti colline dai dorsi dolci, quasi levigati dalle mani dei mitici Ciclopi, digradanti verso la linea costiera del Mare Africano, tra Capo San Marco e Capo Granitola, sorge Menfi, voluta dal principe Diego Aragona Tagliavia, nel 1638, come agro colonia di Castelvetrano, attorno a una fortezza fatta edificare da Federico II di Svevia nel 1239 sull’insediamento berbero di Burgimilluso. La cittadina, creduta l’erede dell’antica Inycon, famosa per i suoi “eccellenti” vini, fu anche territorio dei coloni greci di Selinunte che eressero i templi dorici più belli del mondo greco, anche, in onore della dea Atena, protettrice dell’olivo, la pianta sacra e preziosa per il suo olio, che trovò coltivazione e commercializzazione in queste terre fin dal VII secolo a. C. Oggi, Menfi, risorta dopo gli eventi sismici del 1968, si presenta con una nuova veste, costituita da lindi e assolati quartieri residenziali che cingono il centro storico, dal quale emergono vestigia archeologiche e architettoniche di grande importanza concentrati, soprattutto, nelle sale espositive del seicentesco Palazzo Pignatelli, nei cui bassi è possibile ammirare una necropoli tardo antica, le vestigia dell’insediamento arabo-berbero e del fortilizio federiciano, inglobato in una moderna struttura che ne ricorda la volumetria. Sulla piazza principale si erge, anche, la Chiesa Madre, costruita, sul finire del XVII secolo, a pianta basilicale a tre navate. Oggi, dell’antica costruzione ne rimane solo una navata, inglobata nella moderna ricostruzione realizzata negli anni Novanta del secolo scorso, dall’architetto Vittorio Gregotti. Al suo interno sono ancora presenti sculture lignee e dipinti settecenteschi tra i quali spiccano alcune tele del pittore cappuccino fra Felice della Sambuca. Dell’antica cittadina emerge il complesso monumentale di San Giuseppe con la chiesa omonima, ricca di opere d’arte, e l’attigua chiesa di Gesù e Maria, nella quale è possibile ammirare la cripta dell’eponima confraternita. Tra i palazzi gentilizi spiccano il palazzo Viviani, già appartenuto alla famiglia Morrione dalle linee barocche, il palazzo della famiglia Tito e soprattutto la Casa della famiglia Ferrantelli-Ravidà, uno tra i più importanti esempi architettonici di edilizia neoclassica, impreziosita da un portico a colonne doriche e racchiusa in un cortile dalla pavimentazione musiva a ciottoli fluviali. Ma la città di Menfi è soprattutto conosciuta per il mare pulito e per la sua costa, ora piana e sabbiosa, ora scogliera frastagliata, lunga a perdita d’occhio, dove sorge la stazione balneare di Porto Palo, nata come villaggio di pescatori alle pendici di un verde promontorio, sormontato da una delle tante torri di deputazione, realizzate a protezione degli attacchi della pirateria turca, intorno alla metà del XVI secolo, per il Governo Vice-regio dall’ingegnere e architetto toscano Camillo Camilliani. Porto Palo con Lido Fiori e tutta la costiera menfitana sono oggi divenuti meta turistica di grande richiamo grazie, anche, al prestigioso riconoscimento ambientale della Bandiera Blu della FEE Italia, che l’arenile di Menfi ottiene, consecutivamente, da 28 anni per la gestione sostenibile del territorio. L’economia di Menfi ruota attorno al settore agricolo, con la vite che viene coltivata su circa 4.000 ettari, l’ulivo con circa 1000 ettari, ed infine il carciofo che occupa, stagionalmente, una superficie di circa 200 ettari di cui alcune decine di ettari destinate alla produzione dell’ecotipo locale, il carciofo Spinoso di Menfi, presidio Slow Food, dalle eccellenti proprietà organolettiche e molto apprezzato da parte dei consultori. Tra le produzioni di qualità e certificate del territorio, oltre al Vino “Menfi” DOC, prodotto in diverse tipologie, vanno annoverati l’Olio Extra Vergine di Oliva DOP “Val di Mazara” e il formaggio “Vastedda della Valle del Belìce” DOP. Il paesaggio rurale, connotato dall’incantevole alternanza di vigneti e di uliveti, ha una forte identità che affonda le proprie radici nell’antichissima tradizione contadina, tramandata di generazione in generazione, oggi sinonimo di agricoltura di qualità ma anche di turismo enogastronomico, e che ha portato al riconoscimento di “Menfi Città italiana del vino 2023”.