MANCIANO
Una mano aperta è la bella insegna che arricchisce il leone senese, stemma di Manciano, rendendo esplicita la tradizionale ospitalità del nostro popolo. Sulla sommità del colle si erge il nostro paese, il più alto della Maremma, che si pone come una spia o una vedetta: da qui il nome “La spia della Maremma”. Lo sguardo che spazia, si abbandona a una terra generosa e suggestiva che alla fecondità della pianura unisce il fascino misterioso di una fitta macchia, covo in tempi non troppo lontani, di feroci briganti. Il comune di Manciano è un territorio vasto, tra i più vasti di Italia, che si estende nella parte meridionale della provincia di Grosseto, in piena Maremma. A pochi chilometri dal capoluogo incontriamo Montemerano, uno dei borghi più belli d’Italia, gioiello medievale tra gli uliveti. Poco distante, troviamo Saturnia, definita “una delle città più antiche d’Italia”, famosa anche grazie alle sue preziose acque, che sgorgano ad una temperatura di 37,5° e che sono state riconosciute tra le acque termali più benefiche al mondo. Il territorio collinare, attraversato dal fiume Albegna e dal fiume Fiora, è verde e ancora molto “selvaggio”. Altri borghi, come San Martino sul Fiora, le Capanne, Poggio Murella, Poderi di Montemerano e, non lontano dal mare, Marsiliana, lo rendono il luogo adatto per gli amanti della natura e della storia.
BREVE STORIA
Il paese sorse intorno all’anno mille e divenne un possesso degli Aldobrandeschi. Conteso nel ‘300 da Orvieto, gli Orsini e Siena, viene conquistato definitivamente da quest’ultima nel 1416, e con essa entra nel Granducato di Toscana nella seconda metà del ‘500.
CASSERO E TORRE PANORAMICA
Il Cassero, sede del Comune, è una costruzione imponente, costruita su un masso di pietra arenaria grigia, che si regge su tre terrapieni. L’edificio, forse esistente fin dal XII sec., fu restaurato ed ampliato durante il periodo senese. Conobbe poi un periodo d’abbandono fino al 1772, quando il Commissario del Granduca Leopoldo lo scelse come nuova sede del palazzo comunale. Al suo interno un percorso storico racconta le vicende del paese attraverso i cimeli recuperati nelle proprietà comunali e sono esposti i quadri di Pietro Aldi e Paride Pascucci, pittori mancianesi esponenti dell’arte italiana di fine ’800 e inizio ‘900. Dalla torre panoramica, elevata nel 1935, si gode di un panorama mozzafiato sulla Maremma tosco-laziale e sulle isole dell’Arcipelago Toscano, con una vista che, nei giorni particolarmente chiari, arriva fino alla Corsica. All’epoca in cui Manciano fu nominato per la prima volta nei documenti a noi conosciuti (1188) il cassero che adesso vediamo doveva essere poco più che una torre di avvistamento sottoposta ai conti Aldobrandeschi.
Il loro dominio continuò per tutto il Duecento, ma i decenni successivi videro l’avvicendarsi delle signorie di Orvieto e degli Orsini, mentre la pressione della Repubblica di Siena si faceva sempre più forte. Nel 1416 Ugolino di Giovanni Sambese e Beccuccio di Benedetto, sindaci della comunità di Manciano, consegnarono il paese alla città di Siena, ma fu ancora conteso dagli Orsini per alcuni decenni. A partire dal 1424, la stabilità politica dei territori permise ai senesi di compiere sul cassero, sul circuito murario e sul sistema abitativo una sostanziale ristrutturazione.
Il cassero subì una radicale trasformazione. Si possono osservare i resti di un arco senese in quello che rimane dell’ingresso originale sul lato ovest, ma è difficile trovare tracce evidenti di questa fase costruttiva. Il circuito murario venne ampliato verso nord-est, con un’espansione che riprende le forme e le dimensioni della piazza del Campo di Siena, simbolo inconfondibile del dominio della città sulla Maremma.
Dalla metà del Cinquecento e per i due secoli successivi, sotto la signoria dei Medici, il cassero, così come tutta la Maremma, subì un inarrestabile degrado. I viaggiatori, fra gli ultimi anni del Seicento ed i primi del Settecento, descrissero un edificio in rovina, mentre il centro amministrativo del paese aveva sede nel complesso della Torre dell’Orologio, alla sommità di via Roma.
Dopo il periodo della Reggenza lorenese (1737-1765), Pietro Leopoldo si interessò della Maremma come mai era avvenuto prima. Nell’ambito della sua Riforma comunitativa, nel 1783 fece di Manciano il capoluogo di un vasto territorio che andava dalle pendici dell’Amiata fino al mare. In questo contesto il cassero venne ristrutturato e assunse le forme che vediamo oggi. Nel 1787, in occasione della sua visita a Manciano, Pietro Leopoldo di Lorena, denunciando il rischio di un nuovo degrado, lo definì “il più bel Pretorio della Provincia inferiore”.
Il primo gennaio 1902 il cassero subì un violento incendio, la cui memoria è ancora viva nell’immaginario collettivo di Manciano. È del 3 gennaio la lunga Relazione redatta dal sindaco Ulderigo Ricci per informare il prefetto di Grosseto sul “gravissimo incendio che, il 1° corrente, tristissimo principio di anno, in brevi due ore, ha distrutto gli archivi del Comune e della Pretura, consumando il lavoro di centinaia d’anni e di uomini e cancellando, quasi, la storia di un Comune”. Nessuno sa se l’incendio che si sviluppò nel locale dell’archivio comunale e coinvolse anche quello sovrastante della pretura ebbe cause accidentali o dolose. Continua la Relazione: “lì per lì, poca gente accorse, perché la banda cittadina suonava al basso del paese in Via Marsala. Ma quando la voce dell’incendio rapida si diffuse una folla enorme salì al Municipio”. L’incendio venne spento dalla popolazione stessa, ma andarono distrutti gli antichi statuti in pergamena, i registri delle deliberazioni, i fascicoli delle disposizioni granducali e quelli relativi alla dominazione francese. La Relazione riporta infatti tristemente che “di quanto si trovava nei due archivi si può dire che poco o nulla si sia salvato”.
Nel 1935 gli ultimi interventi strutturali: la torre venne innalzata conferendo al cassero l’attuale aspetto, imponente ed estremamente armonico allo stesso tempo. Dalla terrazza sul lato nord si può godere di un panorama tra i più sensazionali dell’Italia centrale. La lapide, datata 1935, posta sulla torre recita: “Il popolo del Comune di Manciano volle edificata questa torre non più a offesa e difesa ma al godimento della bella vista che spazia dall’Amiata al Tirreno, dall’Elba al Cimino”. (Ricerca: Circolo Arci Manciano).
LE STANZE
Il quartiere in cui si trova questo complesso fu costruito nel tardo Medioevo e forse l’uso era pertinente a quello degli altri edifici pubblici che gravitavano intorno alla torre civica già nel periodo senese di Manciano.Probabilmente fu la sala della comunità anche durante la dominazione medicea (1559-1737) quando il cassero, come sappiamo dai resoconti degli ispettori e dei viaggiatori, era caduto in abbandono. Nella seconda metà del Settecento, con il suo ripristino funzionale alla riforma amministrativa di Pietro Leopoldo di Lorena, Le Stanze persero la funzione pubblica che avevano esercitato fino ad allora. Il Catasto Lorenese, infatti, intorno al 1815 registra lo stabile come sottoposto a uso privato. Alla metà dell’Ottocento l’alta borghesia mancianese, sotto l’egida, tra gli altri, della famiglia del pittore Pietro Aldi, vi si insediò con una di quelle accademie che si andavano diffondendo in tutta Italia: nella Società dei Risoluti si accese la retorica risorgimentale e si soffiò sul fuoco della propaganda patriottica; possiamo immaginare che si organizzarono rappresentazioni teatrali; si dice che qui ebbe diffusione la letteratura scapigliata e che vi si ritrovarono i più ingegnosi e irrequieti spiriti mancianesi. La storia dell’accademia mancianese finì con l’avvento del fascismo, quando Le Stanze ospitarono la Casa del Fascio e l’Opera Nazionale Dopolavoro. Una foto degli anni Trenta mostra lo scoprimento di una lapide sulla facciata, ma i documenti per ora tacciono sul suo contenuto. Finita la guerra la comunità di Manciano aveva ormai perso la proprietà del complesso, requisito insieme ai beni degli enti fascisti ed entrato a far parte della dotazione immobiliare del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ne è l’attuale proprietario. Nel 1945 nacque l’ente nazionale di assistenza ai Lavoratori, istituzione destinata a raccogliere l’eredità dell’Ond nell’Italia repubblicana e il patrimonio materiale e culturale di circoli privati, case del popolo, sodalizi filantropici. Il Circolo Enal e Le Stanze furono una cosa sola per alcuni decenni e i locali portano segni evidenti di quell’esperienza. Le Stanze diventarono un locale popolare affacciato su una delle vie più trafficate del paese. I mancianesi vi si recavano per giocare a carte o a biliardo, per bere un bicchiere; ma anche per guardare, stupiti e ancora inconsapevoli, i programmi televisivi davanti a uno dei primi apparecchi del paese. Di questa storia recente ci parlano i ricordi dei mancianesi. Ricordi sempre sospesi tra la nostalgia per un luogo caro e ora quasi sempre vuoto di gente e la rassegnazione per il tempo che passa e che prova ogni volta a cancellare le storie. Il pesante portone de Le Stanze si chiuse agli inizi degli anni Ottanta per riaprire in occasione di esposizioni d’arte o di curiosità. Restano i locali spogli, i muri scrostati e sporchi degli ultimi avventori, lo stravagante bancone, la lapide che ci parla dell’amicizia di Pietro Aldi, i segni della ricchezza e della nobiltà, le tracce del popolo. Le Stanze hanno dunque svolto per secoli un ruolo centrale nella vita civile di Manciano. (Ricerca: Circolo Arci Manciano).
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MONTEMERANO
Montemerano, frazione del Comune di Manciano è un grazioso borgo arroccato su una collina alla quale fanno da cornice piante di ulivo secolari e la bella campagna maremmana. Il centro storico perfettamente conservato ci riporta in un altro tempo, quello dei castelli, delle mura di cinta e delle torri medievali. Le sue mura di cinta sono a forma di cuore, per cui questo piccolo e meraviglioso borgo è perfetto per accogliere coppie di innamorati. Passeggiare a piedi e a cavallo lungo la fitta rete di sentieri tra i boschi e la campagna; bagnarsi nelle acque calde di Saturnia; impigrirsi al sole sulle spiagge a sud dell’Argentario; degustare olio, vino, carne, formaggi, salumi; cenare in uno dei tanti ristoranti della zona: le giornate in Maremma sono semplici e lontane dalla frenesia della città, ma rispecchiano una qualità di vita difficilmente riscontrabile altrove. Situato sulle colline nell’entroterra maremmano, Montemerano è un ottimo punto di partenza per l’esplorazione della regione a sud e a est di Grosseto. Da qui si raggiungono in breve le spiagge del Tirreno, il lago di Bolsena, il monte Amiata (la cui massima altitudine è di 1700 metri), la laguna di Orbetello con le spiagge della Feniglia e della Giannella, e il promontorio dell’Argentario. Poco distanti sono anche le celebri Val d’Orcia e Val d’Arbia in terra di Siena, le città etrusche di Tuscania e Tarquinia, i siti archeologici del viterbese. E molto vicini sono la cisterna romana del Castellum Aquarum di Poggio Murella, il castello di Manciano dalla cui torre si gode un meraviglioso panorama sulla Maremma, e il borgo di Saturnia, con il tratto della romana via Clodia che scende da Porta Romana.
BREVE STORIA
Borgo medievale fra i più caratteristici e meglio conservati della Maremma. Citato per la prima volta in una pergamena dell’896, possedimento del Monastero di S. Salvatore, dominio degli Aldobrandeschi, poi dei signori di Baschi, e della Repubblica di Siena. Passato poi ai Medici, nel 1783, con i Lorena, viene aggregato a Manciano. Montemerano fa parte del circuito de I borghi più belli di Italia.
EVENTI
Festa di San Giorgio, 23-25 aprile: durante la festa patronale si svolgono la Giostra del Drago (protagonisti i ragazzi delle tre contrade), la sfilata in costumi medievali per le vie del borgo e la rappresentazione de “La vera storia di San Giorgio” realizzata con il teatro delle ombre.
Rassegna di Musica Popolare, luglio: concerti di musica tradizionale durante i fine settimana, nella cornice medievale di piazza Castello, a cura della Pro Loco e dall’Accademia del Libro.
Sagra della Trippa, primi dieci giorni di agosto: cene maremmane sotto le stelle, con l’imperdibile “trippa alla montemeranese” accompagnata da un bicchiere di Morellino di Scansano.
Mostra-mercato della Ceramica, penultima settimana di agosto: esposizione e vendita di manufatti in ceramica di artigianato locale e di noti centri ceramici italiani, con inaugurazione della mostra di un artista ceramista presso la Biblioteca Comunale di Storia dell’Arte.
Festa delle Streghe, inizio novembre: festa in costume, musica e incontri sul tema “arte e stregoneria”, a cura della Pro Loco.
Mercatino di Natale, nei fine settimana di dicembre: in piazza Castello esposizione e vendita di prodotti tipici e dell’artigianato artistico, con degustazione di vini e dolci natalizi, a cura della Pro Loco.
CHIESA DI SAN GIORGIO
Uno squarcio si apre all’improvviso tra le stradine del borgo, aprendo il nostro sguardo sulla campagna circostante e sugli uliveti: ecco la chiesa di San Giorgio, il monumento più interessante di Montemerano, per la struttura architettonica, per la storia che ci racconta e per le opere d’arte che conserva. Si pensa che un primo nucleo della chiesa sia stato costruito tra il 1328 e il 1382, momento di massimo splendore per la famiglia Baschi, allora signori del paese. L’edificio attualmente visibile fu consacrato il 30 ottobre del 1430, come si legge nella lapide posta sulla facciata del tempio. Il rito della consacrazione era in quel periodo molto raro e veniva riservato solo alle cattedrali delle città, ciò fa capire l’importanza di questo edificio sacro e di Montemerano. Nel corso degli anni la chiesa ha subito varie modifiche, ma quello che più rapisce l’occhio del visitatore sono le molteplici opere d’arte, di grande valore, che da sole valgono la visita: basti citare gli affreschi di scuola senese del XV e XVI secolo, il Polittico di Sano di Pietro (1458) e le sculture del Vecchietta e della sua scuola (1460-70 ca).
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SATURNIA
Saturnia è una frazione del Comune di Manciano, situata fra le colline della Maremma Toscana. Il caratteristico borgo sorge su un pianoro di travertino sovrastante le rinomate sorgenti termali Cascate del Gorello, ormai nota attrazione turistica, conosciute In tutto il mondo per le proprietà benefiche delle acque. Esse sono tra le più amate e affascinanti al mondo. Un sito naturalistico spettacolare e suggestivo creatosi spontaneamente, grazie all’azione della cascata di acque solfuree proveniente dalla millenaria sorgente e generata dal torrente termale del Gorello nella roccia calcarea. Qui la potenza dell’acqua che precipita dalla cascata, ha scavato nei secoli tante piscine nella roccia di travertino, dando origine a vasche naturali. Uno spettacolo fragoroso di vapori che si innalzano tra le colline maremmane, un’indimenticabile cartolina di contrasti tra il candido bianco del travertino e l’azzurro termale dell’acqua. Una fiaba sussurrata dal secolare mulino ancora intatto e dalla verde natura circostante. Le cascate sono un luogo naturale e libero, visitabile tutti i giorni.
BREVE STORIA
Abitata sin da epoca preistorica fu poi etrusca e con la conquista romana fu elevata a sede di prefettura. Nel 1216 risulta appannaggio degli Aldobrandeschi, nel 1410 dei senesi e nel 1559 dei Medici. Dal 1787 fa parte della comunità di Manciano.
PORTA ROMANA E VIA CLODIA
La Via Clodia è una strada di epoca romana, probabilmente realizzata su un precedente tracciato etrusco, fra le più antiche d’Europa. Iniziata nel III sec. a.C., fu ultimata nel II sec. Costruita tra la via Cassia e la via Aurelia era una via di corto raggio, utilizzata soprattutto per i traffici mercantili con le colonie in terra etrusca. Oggi questa antica via di comunicazione è apprezzata dagli appassionati di trekking e cicloturismo. Nel Comune di Manciano sono segnalati due itinerari, uno da Sovana a San Martino sul Fiora, circa 6,5 km, il secondo, di circa 9 km, da San Martino sul Fiora a Saturnia, dove è possibile ammirare il basolato originale in corrispondenza di Porta Romana, l’unica porta ancora intatta del borgo.
MURO DEL PIRATA
È stato inaugurato lo scorso 9 settembre, in occasione del passaggio della terza tappa della Tirreno-Adriatico, il Muro del Pirata: la strada ha una lunghezza di 3 km e 250 metri con una pendenza massima del 22 percento. È la prima strada al mondo con cartellonistica fissa voluta da Rcs Sport e Saturnia bike. Ogni 500 metri lungo tutto il percorso un cartello indica la pendenza che si sta per affrontare, l’ultimo segmento ci porta a scollinare e scorgere il nuovo monumento del Pirata, realizzato da artigiani locali. Proseguendo per altri 250 metri si arriva nel centro del paese dove si trova la finish line. Il Muro del Pirata è dedicata al campione Marco Pantani che aveva iniziato a frequentare le terme di Saturnia per curarsi dopo un infortunio. Da quel momento non ha più abbandonato la zona, fino ad acquistare anche una casa: la mamma di Marco, la signora Tonina frequenta spesso.