Il paese di Magliano in Toscana, nel cuore della Maremmma grossetana, ha un aspetto medioevale e si trova sulla sommità di un colle coltivato a olivi e vigneti del Morellino.
Scavi archeologici effettuati in questa zona hanno riportato alla luce varie necropoli, testimoni del fatto che Magliano, prima di diventare l’antico municipio romano di Heba, era stata un insediamento etrusco.
Dal IX secolo il borgo fu saldamente in mano ai conti Aldobrandeschi, successivamente la proprietà passò alla Repubblica Senese che fortificò con una splendida cinta muraria, ancor oggi ben conservata e al cui interno è racchiuso il nucleo più antico.
Cosa vedere a Magliano in Toscana
Il centro storico, con il suo impianto di origine medievale e racchiuso tra le mura, è delimitato a sud dalla Porta San Giovanni e a nord dalla Porta di San Martino. Da questo lato, si può godere della vista di uno splendido affaccio sulla campagna circostante. Accanto la chiesa di S. Martino del 13° secolo con portale in stile romanico.
Nel cuore del borgo, spiccano il Palazzo duecentesco di Checco il Bello, arricchito da una facciata gotica e da emblemi di famiglia, e la pieve di San Giovanni Battista, risalente al periodo romano. All’interno di quest’ultima è possibile ammirare gli affreschi di scuola senese ed il fonte battesimale del 1439.
Si consiglia la suggestiva passeggiata sul camminamento delle mura, tra le meglio conservate di tutta la Toscana, per ammirare il paesaggio e il mare.
Fuori dalla cinta muraria il Santuario della SS. Annunziata ricco di opere d’arte tra cui spicca la tavola di Neroccio di Bartolomeo de’ Landi “Madonna che allatta il Bambino” 1447-1500.
L’olivo della strega di Magliano
L’olivo della strega è un albero secolare, uno dei patriarchi delle nostre terre e si trova in un oliveto nei pressi della chiesa della SS. Annunziata.
E’ talmente antico che per definire un’età precisa si è dovuto sottoporlo all’analisi del C14 che ha rilevato due individui diversi: uno più antico quasi completamente morto e un altro più giovane in piena attività fruttifica. Il più anziano ha circa 3500 anni e sarebbe addirittura più antico di quelli dell’Orto del Getsemani; l’altro ha circa 300 anni e sta lentamente soppiantando il più anziano.
Molteplici sono le leggende che lo vedono protagonista: una racconta di rituali pagani svolti ai piedi delle sue radici che lo costringevano a contorcersi, provocando scricchiolii e rumori sinistri, un’altra racconta di una strega talmente devota a Satana e all’albero che aveva ricevuto il potere di potersi trasformare in un gatto nero dopo ogni danza sabbatica.
La strega si sarebbe fusa nella corteccia dell’albero alla sua morte. Altre leggende raccontano di alcune donne che lanciarono olive dure come sassi ad un giovane che aveva provato a prendere a sassate un pettirosso che cinguettava tra le sue fronde. L’ultima lo vede addirittura protagonista e complice di una conversione religiosa. Un uomo che amava giocare d’azzardo e bestemmiare, passando sotto le fronde dell’olivo, si accorse che questo aveva prodotto fagioli invece che olive e si convertì.
Nei dintorni:
L’abbazia di S. Bruzio – Stile romanico – costruito nell’anno 1000 dai Monaci Camaldolesi, oggi rimangono solo l’abside e alcuni archi, cupola ottogonale con capitelli e bassorilievi, ricche di simbologia attribuite ai Cavalleri Templari
Necropoli etrusca di S. Maria in Borraccia
I borghi fortificati di Montiano e Pereta
Il Parco Naturale della Maremma
Cala di Forno – la spiaggia e il mare
Il Giardino dei Tarocchi di Niky de Saint Phalle