Dai monti al mare, passando per monumenti naturali, testimonianze preistoriche, eredità fenicio-puniche e romane e archeologia industriale. Fluminimaggiore è un centro di tremila abitanti disteso nella valle del rio Mannu. Il fiume scorre dentro il paese e mette in movimento le pale del mulino Zurru Licheri, risalente al 1750, oggi museo etnografico: qui conoscerai cultura e storia locali. L’attuale abitato nacque nel 1704 quando il visconte Asquer concesse di ricostruire il villaggio di Flumini Major, disabitato da un secolo. La borgata agricola, a partire da fine XIX secolo, si convertì in centro di supporto all’attività estrattiva: visiterai un luogo simbolo della storia mineraria sarda con attorno una trentina di siti, testimoni di uno sviluppo repentino ed effimero. Spicca il villaggio fantasma della miniera di Malacalzetta. Il territorio ricco di boschi, parte dalle pendici del monte Linas e discende verso la costa con paesaggi stupendi. Nel litorale si susseguono varie cale: Guardia is Turcus, sa Perdixedda Manna e sa Perdixedda Pittica (‘la pietruzza grande e piccola’) e la frazione turistica di Portixeddu, distante dieci chilometri dal paese. La lunga spiaggia, tagliata a metà dalla foce del rio Mannu, è di sabbia fine color ocra, delimitata da una scogliera con piscine naturali, che si immerge nel mare cristallino. A cinque chilometri dal paese esplorerai le fiabesche grotte di su Mannau, un complesso carsico ‘scolpito’ 540 milioni di anni fa. Si caratterizza per bellezza naturalistica, interesse speleologico e importanza archeologica (una sala fu tempio ipogeo). Ti immergerai nella magia che riposa nel sottosuolo tra saloni costellati di formazioni calcaree enormi e con forme uniche, stalattiti e stalagmiti, cristalli e laghetti. Le grotte erano collegate con il tempio di Antas, uno dei massimi monumenti dell’Antichità sarda, che raggiungerai da un sentiero tracciato già dai romani (a quattro chilometri da su Mannau). In una vallata rigogliosa, ammirerai una gradinata di tre ripiani (in origine di più) e un podio ornato da eleganti colonne delimitanti le aree votive. Nato come santuario nuragico (IX secolo a.C.), visse le fasi cartaginese e punico-ellenistica. Durante l’epoca romana il tempio conobbe il massimo splendore. Una tomba vicina ha restituito il bronzetto di una divinità: forse il Sardus Pater o il dio punico Sid, trasposizione della divinità locale Babai. In estate in questo scenario va in scena Antas Music Festival. Nel museo archeologico sono esposti oltre a quelli del tempio, reperti prenuragici, nuragici, fenicio-punici, romani e medievali del territorio. Da visitare anche il museo paleontologico con ricostruzione dell’ambiente marino paleozoico. Gli eventi più sentiti sono: fuochi di sant’Antonio abate (16 gennaio), riti della Settimana Santa e feste di sant’Antonio da Padova (giugno) e santa Maria Assunta (agosto).
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