Esperia è una ridente cittadina del Basso Lazio situata nella provincia di Frosinone con 10875 ettari di terreno, posta a 370 m sul livello del mare, alle pendici del Monte Cècubo. Il paese, dominato dai resti del castello normanno, si caratterizza dalla presenza di quattro magnifici borghi: Badia di Esperia, Monticelli, Roccaguglielma (o Esperia Superiore) e San Pietro in Curolis (o Esperia Inferiore). Circondata da monti e colline ricoperte di boschi, foreste e uliveti, Esperia si affaccia ad Est sul territorio pianeggiante della Valle del Liri dove si estende sovrana l’Abbazia di Montecassino. Considerato uno dei territori più vasti della provincia di Frosinone, risulta facilmente raggiungibile dai comuni limitrofi e da chi proviene da Roma e Napoli. La nascita di Esperia sembra essere avvolta ancora in un alone di mistero; l’origine del suo nome, per esempio, è incerta e, secondo lo storico locale Alfonso Parisse, potrebbe derivare dall’astro Espero oppure dal nome arcaico della penisola italiana. Alcuni studiosi fanno risalire i primi insediamenti sul territorio esperiano come conseguenza della distruzione della colonia romana di Interamna Lirenas o all’epoca tardo-antica sul monte Cecubo; certa è invece la creazione di borghi voluta da Montecassino nel X secolo. La popolazione che prima di allora abitava in piccoli insediamenti sparsi sul territorio fu fatta progressivamente convogliare nei pressi di San Pietro e di San Paolo della Foresta, due monasteri benedettini costruiti per sostituirel’antico Santo Stefano, distrutto tra l’817 e l’828 dai musulmani. Il Castello Medievale fu costruito intorno al 1103, su probabili preesistenze più antiche, dal cavaliere normanno Guglielmo di Glossavilla (Bloseville), il quale concentrò la popolazione nell’abitato, che prese il nome di Roccaguglielma, posto ai piedi della rocca e lo difese con una cerchia di mura. Il castello, per la sua posizione strategicamente importante, era funzionale al controllo dell’importante passo montano che congiungeva direttamente i possedimenti normanni di Pontecorvo ed Aquino con Gaeta, senza passare per Cassino. Roccaguglielma con Pico, San Giovanni Incarico, Campello e Rivomatrice formò una specie di stato indipendente, denominato dei “cinque Castelli de Foris”, perché erano fuori dei possedimenti dell’Abbazia di Montecassino. Il castello, oggi ridotto a ruderi e visitabile gratuitamente, è raggiungibile attraverso la strada carrabile che parte dal centro urbano e raggiunge un piazzale ricavato tra i muri del castello e la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Oggi, le tracce del passato, prendono vita attraverso l’immenso patrimonio culturale presente: non solo il Castello, le Chiese e i Palazzi storici, ma anche avvenimenti che hanno sconvolto e cambiato radicalmente la popolazione e il territorio, come la sanguinosa battaglia combattuta lungo la Linea Gustav, per cui il comune è stato insignito della più alta onorificenza, la Medaglia d’Oro al Merito Civile. Esperia può essere considerato un vero e proprio Museo all’aperto, il cui patrimonio artistico, storico e culturale è messo in luce e a disposizione del turista attento e curioso. Esperia è un luogo specchio di una profonda devozione religiosa, collocato sulle Terre di San Benedetto e meta di numerosi turisti che, oltre a godere della vicinanza alla rinomata Abbazia di Montecassino, possono concedersi delle piacevoli passeggiate tra quelle opere d’arte che il comune attualmente conserva gelosamente. Notevole è, infatti, il patrimonio sacro della città, costituito da numerose chiese e chiesette che testimoniano la profonda religiosità del luogo, come le cappelle dedicate a Santa Maria della Valle e Sant’Onofrio, la Chiesa di Santa Maria Maggiore e di San Pietro Apostolo e il Santuario della Madonna delle Grazie.

Chiesa di Santa Maria Maggiore

La Chiesa di Santa Maria Maggiore è situata nella piazza di Monticelli. Nel suo interno, si possono ammirare le statue di San Marco e della Madonna della Valle. La Chiesa infatti, è tradizionalmente legata al culto della Madonna della Valle, festeggiata la prima domenica di maggio. Il sabato sera precedente, si svolge la solenne processione che ha inizio dalla chiesa della Madonna della Valle e che transita per le strade della contrada Selvi tra falò che i devoti accendono per segnarne il percorso e petali di fiori lanciati sulla statua e in strada ove la Madonna passerà. Dalla chiesa S. Maria Maggiore, allo stesso tempo, si dà inizio ad un’altra processione alla cui testa troneggia San Marco che si porta all’incrocio di Via Selvi con la Via Provinciale ove attenderà l’arrivo della Madonna della Valle. Emozionante è l’incontro dei due Santi quando le due processioni si fondono insieme dando vita ad un unico fiume di persone che dopo aver seguito l’omelia del parroco ed i fuochi pirotecnici si incamminano insieme verso la chiesa di S. Maria Maggiore ove verranno posate le due statue.

L’area archeologica

Quelle trovate ad Esperia sono le più antiche orme di dinosauro mai scoperte nel Lazio. In località San Martino, sono state rinvenute orme di dinosauro di eccezionale importanza e appartenenti a circa tre specie e risalenti a oltre 120 milioni di anni fa. Le orme di dinosauro, oltre a contribuire a ridisegnare le teorie e le carte geografiche del contesto storico, sono oggi una delle principali attrattività del comune di Esperia, meta di visite di scolaresche, esperti, comitive di appassionati e curiosi. Il sito è facilmente raggiungibile in automobile e a poche centinaia di metri, in località pozzo di San Martino, è stata allestita un’area picnic dove è possibile parcheggiare. Le orme di dinosauro rinvenute ad Esperia sono le più antiche mai scoperte nel Lazio, ci sono più di 40 impronte che risalgono a circa 120-140 milioni di anni fa, dunque di 10 milioni di anni più vecchie di quelle rinvenute a Sezze. Ad affermarlo il prof. Umberto Nicosia, docente del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università “La Sapienza” di Roma, esperto mondiale di orme di dinosauro. Le impronte finora studiate sono di due tipologie. Una presenta 3 dita dirette in avanti, in cui sono visibili chiare tracce di unghie. L’altra tipologia consiste in impronte circolari o ellittiche con lunghezza variabile dai 30 ai 40 centimetri. Le impronte risalgono al periodo Cretaceo, quando l’intero territorio era ricoperto di acqua. Questi pachidermici animali che potevano arrivare a pesare anche 10 tonnellate, hanno lasciato le loro orme sul fango e su queste si sono sedimentati altri strati di materiale (tecnicamente a “frana poggio”). Le orme sono state rinvenute quasi per caso da Maria Grazia Lobba e Sergio Nozzoli, del Gruppo Speleologico di Grottaferrata, spesso in zona a perlustrare le numerose grotte dei monti Aurunci e si trovano in località San Martino, lungo la strada che conduce all’altopiano di Polleca.

Parco naturale dei Monti Aurunci

Il Parco Naturale dei Monti Aurunci, di cui Esperia fa parte, vanta un territorio eterogeneo, compreso in una fascia altimetrica che va dalla pianura a circa 30 metri sul livello del mare fino alla quota di 1535 metri sul livello del mare del Monte Petrella che si erge a poca distanza dalla costa. La catena dei Monti Aurunci possiede un misterioso fascino, segnando la conclusione del più importante sistema montuoso del Preappennino Laziale, di cui fanno parte anche i Monti Lepini e i Monti Ausoni. Gli Aurunci hanno la particolarità di essere l’unica catena montuosa laziale ad affacciarsi direttamente sul Mare Tirreno con vette che superano i 1.500 metri. Il paesaggio dei Monti Aurunci regala scorci di grande suggestione grazie alla molteplicità del paesaggio, un panorama entrato a far parte dell’immaginario collettivo attraverso uno dei capolavori del neorealismo,“La ciociara” firmato da Vittorio De Sica. Non solo De Sica ha attinto alle scenografie naturali offerte dagli Aurunci, ma anche il regista Giuseppe De Santis e scrittori come Tommaso Landolfi. Dalle cime più elevate della catena montuosa si possono scorgerele isole ponziane, il promontorio del Circeo, la Valle del Liri, i Monti del Matese e i Monti dell’Appennino abruzzese. Il paesaggio dei Monti Aurunci ha subito una lenta e graduale trasformazione dovuta alle attività antropiche che hanno prodotto opere che hanno modellato il territorio come ad esempio i terrazzamenti e i muri a secco, detti macere, realizzati per la coltivazione di uliveti. La millenaria presenza umana sugli Aurunci è testimoniata ancora meglio dagli antichi monasteri e dai piccoli rifugi, dai resti di dimenticate città e dall’eco di passate leggende che segnano il territorio del Parco Naturale dei Monti Aurunci.

Le eccellenze enogastronomiche

Esperia è anche luogo adatto per gli amanti dei buoni sapori e della natura grazie alle sue eccellenze enogastronomiche. Le sue campagne forniscono un olio di oliva di ottima qualità come quello degli oliveti del Monte d’Oro, gustose carni locali, il pane genuino cotto a legna nei forni del paese, il vino di Monticelli (Reale e Olivello), i peperoni DOP di Badia e Monticelli e soprattutto la “Marzolina di Esperia”. I visitatori oltre che degustare questi prodotti tipici nei ristoranti e negli agriturismi del luogo, possono godere anche della tipica cucina esperiana, fatta di piatti genuini e di sapori della terra, come la “aina e fagioli”, piatto povero preparato in casa, le ciammaruche” (lumache) preparato per tradizione la vigilia della festa del S. Patrono e arricchito con sughetto di conserva stagionata, piccantino e mentuccia e le “zeppole”, per tradizione consumate per tutta la festività.  Ricca di boschi, tra i quali sgorganofresche sorgenti di acqua potabile e cristallina, il paese costituisce una meta ideale per rilassanti passeggiate immersi nella natura, nel verde degli ulivi del Monte D’Oro, tra i prati di felci della Valle Gaetana o per escursioni guidate nel cuore del Parco Naturale dei Monti Aurunci. Per i piacevoli momenti di relax, è possibile usufruire delle numerose aree picnic attrezzate, come quella presente nell’aera naturalistica delle Sorgenti, nell’area “Pozzo di San Martino” nei pressi del sito delle orme di dinosauro o il rifugio di “Portella”. Ogni anno, a fine luglio, c’è la sagra dei “mazzuttegl”, gnocchi, preparati nelle due varianti al ragù o al tartufo.

E per gli amanti dello sport, è possibile praticare l’equitazione ma soprattutto conoscere il “pony” di Esperia.

Il piccolo cavallo dei Monti della Ciociaria ha origini molto antiche e ha sempre vissuto allo stato brado. Fu chiamato “di Esperia” grazie al barone Ambrogio Roselli di Esperia che lo allevò e lo selezionò (insanguamento con alcuni cavalli arabi agli inizi dell’Ottocento), connotandolo in maniera precisa ed inequivocabile. In passato veniva utilizzato per trasporti leggeri e per la macellazione. Solo nel 1962 è stata riconosciuta ufficialmente come razza e dopo trenta anni è stato istituito il registro anagrafico presso l’Associazione Provinciale Allevatori di Frosinone. Recentemente è stata avviata una selezione di soggetti per l’impiego come cavalcatura per ragazzidall’Associazione Allevatori Pony di Esperia e dall’Associazione Provinciale Allevatori di Frosinone. Cavalli selvaggi, ma una volta addestrati mostrano il loro carattere assai disponibile nei confronti dell’uomo e dei bambini, e sono ben utilizzabili nelle scuole di equitazione. E’ in grado di utilizzare risorse foraggere estremamente povere e di vivere in ambienti particolarmente aridi, brulli, ignorando la mancanza di acqua per lunghissimi periodi

 

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