Immerso nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, Ciminà si trova a valle, sotto il monte Tre Pizzi e vicinissimo alla fiumara Condojanni. Cittadina sempre più frequentata da turisti internazionali, attratti dal labirinto delle sue vie, dalle particolari abitazioni scavate nel tufo violaceo della Ciminà alta e dai bellissimi percorsi panoramici di trekking, è una delle più antiche patrie del caciocavallo. Ciminà, per posizione e fertilità dei territori, è un luogo dove rilassarsi e immergersi nei boschi, a pochi chilometri dal mare. Un borgo che conserva la sua storia, come ci dimostra la chiesa dedicata a San Nicola di Bari, risalente al XVII secolo e ristrutturata più volte per rimediare ai danni provocati dai vari terremoti che hanno colpito la zona nel corso degli anni. La sua fondazione risale al 1453 da parte di greci e albanesi spostatisi qui dopo la caduta di Costantinopoli. Scelsero un luogo quasi naturalmente fortificato, il “Monte Tre Pizzi”, luogo lontano dal mare e difficilmente raggiungibile da attacchi esterni, molto adatto all’agricoltura e all’allevamento. La prima famiglia nobile a imporre la sua supremazia nel comune di Ciminà fu la famiglia Marullo di Messina, che acquistarono il titolo di Conti di Condojanni dal re Ferdinando II di Sicilia. Vendettero poi il paese alla famiglia Carafa di Roccella Jonica, che ne mantenne il controllo fino all’abolizione dei feudi. Successivamente, per volere dei Borboni, nel 1811 passò sotto il controllo della cittadina di Gerace. La Chiesa di San Nicola di Bari è solo una delle bellezze visitabili nel comune di Ciminà. Risalente al XVII secolo, ospita al suo interno moltissime opere di artisti locali. Altro punto di interesse della cittadina sono i suoi mulini ad acqua, un tempo la prima fonte di reddito per la maggior parte degli abitanti.

Una delle perle enogastronomiche della Calabria, che esalta ogni giorno le sue bontà mediterranee, è sicuramente il caciocavallo, conosciuto in tutto il mondo. Questo antichissimo formaggio, di cui Ciminà è una delle più vecchie culle, ha una storia particolare. Il suo antenato pare infatti sia il kaskaval, una pasta filata prodotta nei Balcani. Un piccolo grande tesoro che fa della tradizione un vanto e una prelibatezza. Il caciocavallo di Ciminà è solitamente consumato freschissimo, entro pochi giorni dalla sua produzione, e anche con qualche settimana di stagionatura, dopo le quali sprigiona sapore e profumi di straordinaria bontà. Scopo di questo Presidio è incrementare la produzione di caciocavalli più grandi e con una stagionatura più prolungata, così da aiutare i produttori ad ampliare il loro mercato. Proprio in questo borgo i produttori di questo formaggio sono circa una trentina, ma solo alcuni di questi lavorano ogni giorno per il mercato. Il Presidio si propone quindi di coinvolgere tutti i produttori e riunirli in un’associazione, così che il caciocavallo diventi risorsa importante per la crescita economica e sociale di questo paese.

FONTE: TURISMO REGGIO CALABRIA

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