Carife è un Comune italiano totalmente montano di 1.404 abitanti, situato a 740 metri s.l.m. nella Provincia di Avellino, il suo territorio si estende su una superfice di 16,60 kmq. La costituzione argillosa del territorio carifano ne ha segnato la sua storia; ad essa si devono i numerosi ritrovamenti fossili che fanno di questo comune dell’Ufita uno scrigno archeologico di rilievo, insieme alle sue fornaci presenti sul territorio fin dal Neolitico, luogo di produzione di materiale edilizio e delle famose ruagne, il prezioso vasellame della zona. La costituzione geologica del suo territorio ne ha condizionato lo sviluppo agricolo: i suoi terrazzamenti adiacenti a sorgenti (ancor’oggi visibile l’interessante sorgente sulfurea), hanno favorito lo sviluppo cerealicolo mentre l’allevamento di ovini ha condizionato anche l’attività tessile testimoniata dal ritrovamento di telai tipici dell’insediamento carifano, ricadente nella via della lana del tratturo. Si deve alla tendenza romana delle monocolture la fortuna e la ricchezza dei prodotti ortofrutticoli della valle dell’Ufita che qui parlano soprattutto di ulivi con le pregiate cultivar della zona. I ritrovamenti fossili di Carife, i resti di ville romane in località Piano d’occhio e contrada San Martino sono alcuni dei tesori che questo suolo ha saputo preservare. Interessanti anche i resti archeologici funerari, rappresentati dalla stele e dalle necropoli. La stele funeraria di Marcus Mevius (I sec. d.C.) rinvenute in località “aia di Cappitella” da dove provengono i resti delle necropoli, è in pietra favaccia probabilmente proveniente dalla vicina Fontanarosa o Gesualdo. La necropoli sannita del Parco archeologico dell’Addolorata (V-III sec. a.C.) conserva una ventina di tombe a camera, la necropoli di località Piano la Sala (V-III sec. a.C.) ricca di tombe a “fossa” e a “tegole”, mentre in contrada Seritella è stata rinvenuta una tomba sannitica alla “cappuccina”. La ricchezza di tanti reperti archeologici, saranno visibili al Museo Archeologico della civiltà preromana della Baronia, sembra giustificare e sostenere l’ipotesi avanzata da alcuni studiosi, che fosse proprio Carife, l’antica Romulea, la città hirpina della lega sannitica di liviana memoria. Sa di storia anche il borgo, passeggiando per le sue vie si scorgono dimore e luoghi di culto. Il Palazzo marchesale del X secolo, sfoggia un portale arcuato ed un bel cortile interno, la chiesa di San Giovanni Battista, ricostruita dopo il 1732, in stile vanvitelliano, ha una facciata in pietra ed all’interno un polittico di scuola salernitana, del 1585, ben conservato come il crocifisso ligneo del ‘700. Di epoca sovrapponibile (1749) il convento dei francescani. Affascinati da un luogo così ricco di storia lo spirito e lo sguardo sapranno spaziare ed andare oltre magari sostando al Tourniquet, la curva del monte dei “Piemontesi”, dal panorama ineguagliabile oppure passeggiando tra i boschi e le sorgenti della Baronia, Zona di Protezione Speciale (ZPS). Carife è anche custodia di cultura enogastronomica arricchita nei secoli da saperi moderni, tradizioni contadine, ricchezza della terra. Le tradizioni gastronomiche che la cucina irpina ha saputo conservare, serbano inalterato il legame con la sua storia come ad esempio la gustosa pizza di granone rint’ a lu chingh, traduzione dell’antico metodo di cottura di derivazione romana la cottura al testum (coperchio) che consisteva nel cuocere il cibo alla brace attraverso un coperchio in terracotta. Ma qui è soprattutto Ravece, cultivar pregiata da cui nasce l’olio extravergine DOP Irpinia-Colline dell’Ufita.

 

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