Calamonaci dista 48 Km. da Agrigento. Sorge in una zona collinare interna, posta a 307 metri sopra il livello del mare. Il nome Calamonaci deriva dall’arabo Kal-at-Munach che significa “casale di sosta” poiché anticamente esso era una stazione di fermata dove si cambiavano i cavalli delle diligenze. Il primo centro fu fondato intorno al XIII secolo dagli Arabi che costruirono su quel territorio un casale. Nel 1278 venne ceduto dal sovrano Giacomo di Aragona al signore Berengario de Villaragut. Successivamente appartenne ai baroni Inveges prima e poi ai nobili Perollo di Sciacca, rimanendo sempre non abitato. L’attuale conformazione urbana preso corpo nel 1574 ad opera del nobile Antonio De Termini che ottenne la opportuna “licenti populandi”. In seguito, il feudo fu di proprietà del signore Vespasiano De Spuches, quindi fu sede dei baroni Montaperto di Raffadali. Nel 1812 con l’abolizione della feudalità il comune divenne autonomo. Di notevole interesse architettonico risulta la Chiesa Madre dedicata a San Vincenzo Ferreri che venne edificata a partire dal 1580 e il piccolo Convento dei Carmelitani eretto nel 1600, oggi visibile solo in parte. Tipiche nel settore agricolo sono le coltivazioni di mandorle, olive, uva, miele, agrumi e una particolare varietà di olio extravergine di oliva detta “biancolilla”. Fiorente è l’allevamento di ovini e l’apicoltura. Caratteristici sono pure gli oggetti prodotti dall’artigianato locale come le scope, i panieri e le cosiddette “coffe” (grosse ceste di vimini intrecciati a mano).