Il viaggio alla scoperta di Blera e del suo territorio svela un luogo adagiato tra la Tuscia e la Campagna romana dominato da un paesaggio agrario ricco di pascoli, uliveti e boschi in cui sono inseriti importanti resti di antiche civiltà e di sedi umane abbandonate da secoli. Arrivando a Blera, incastonata su uno sperone di tufo delimitato dalle gole dei torrenti Biedano e Rio Canale, si può iniziare la visita passeggiando per i vicoli del centro storico, delimitato dai resti di Porta Romana e Porta Marina. Si può sostare ad ammirare i palazzetti gentilizi, gli affreschi rinascimentali di San Nicola, la piazza centrale con il puteale marmoreo del 1538 e la Chiesa di S. Maria con il portale cinquecentesco e la cripta romanica. Fuori Porta Marina, oltre l’ampio fossato medioevale, si può esplorare Petrolo, la parte abbandonata della città etrusco-romana, alla ricerca dei resti della chiesa paleocristiana e da lì calarsi nella valle del Biedano fino al Ponte della Rocca e ai terrazzamenti della necropoli etrusca di Pian del Vescovo per poi percorrere le forre del Biedano lungo la Via Clodia fino al Ponte del Diavolo o, nei pressi della Chiesa della Fontanella, risalire verso l’abitato moderno attraverso la Cava Buia. Nella parte nuova del paese è possibile visitare la sezione “Il cavallo e l’uomo” del Museo Civico per poi tornare verso Porta Romana e discendere verso la valle del Rio Canale dove le tombe etrusche rupestri “a dado” occupano il naturale piano inclinato della rupe tufacea disponendosi su ordini paralleli sovrapposti collegati da gradinate. Qui, su una scenografica piattaforma a mezzacosta, si impone alla vista il complesso di Grotte Penta con le sue tombe con camere intonacate e dipinte. Lontano dalla città dei vivi, immerse in suggestivi paesaggi, si possono visitare le sedi umane abbandonate di San Giovenale e Luni sul Mignone. San Giovenale, abitato dell’età del bronzo (XV-X sec. a.C.) ed importante centro etrusco conserva i resti delle case del periodo arcaico, VII-VI sec. a.C., costruite in blocchi di tufo e coperte con tegole di terracotta. Sul pianoro si ergono i ruderi del Castello Di Vico e della Chiesa di San Giovenale, testimonianze della rioccupazione parziale del sito nel Medioevo prima del totale spopolamento nel XV secolo. Luni sul Mignone, altro sito dell’età del bronzo, conserva i resti delle “case appenniniche” e di una grande capanna protovillanoviana. Abbandonato nell’età del ferro tra IX e VIII sec. a.C., rifiorisce nel periodo etrusco e poi decade lentamente fino al completo abbandono nel XIV secolo. Dallo scenario della Valle del Mignone, qui segnata dal ponte della ferrovia, si torna verso Blera e, prima di raggiungere il paese, deviando dalla provinciale barbaranese si raggiunge la frazione di Civitella Cesi. Il borgo è arroccato su un pianoro tufaceo tra i fossi Borgonero e Petrella ed è , immerso in un contesto ambientale incontaminato. L’origine risale alla fase media dell’età del bronzo (XV sec. a.C.) e la frequentazione si interrompe in età tardo etrusca per poi riprendere in epoca medioevale con la costruzione nel XIII secolo di una fortificazione militare che tra il XIV e il XV secolo appartiene agli Anguillara. Nel 1575 il cardinale Federico Cesi acquista il castello e la tenuta e nel 1678 il castello passa alla famiglia Borghese che immediatamente lo rivendono a Nicolò Pallavicini. Intorno al 1750 i Pallavicini commissionano la costruzione, sulla piazza del castello, della nuova Chiesa di San Leonardo su progetto dell’architetto romano Clemente Orlandi. Nel 1813 Luigi Pallavicini vende il castello e la tenuta a Giovanni Torlonia, investito dal papa del principato di Civitella Cesi. La famiglia Torlonia resta proprietaria del castello e della tenuta per oltre 150 anni fino agli anni settanta del secolo scorso. Da Civitella Cesi si riprende la strada comunale verso il capoluogo con la consapevolezza che Blera non è un luogo qualunque ma un’entità complessa che con i suoi diversi itinerari accoglie e incanta il viaggiatore.