Le rinnovabili rischiano di divenire nemiche del paesaggio
Le energie rinnovabili, da tempo lontano punti di rifermento per noi, ma che da qualche tempo sono sempre più fonte di preoccupazioni, e non poche, nel momento in cui i governi ai vari livelli – approfittando della scellerata guerra dichiarata da Putin e dall’ancor più scellerata risposta dell’Europa con l’invio delle armi imposta dalla Nato – promuovono e sostengono torri giganti e pannelli solari a terra non rendendosi conto che rubano la bellezza, il paesaggio. Un valore inestimabile, quest’ultimo, tanto più per il nostro bel Paese, e, con esso, la sola energia davvero rinnovabile e la sola vitale, il cibo. Il paesaggio e il cibo, due beni primari del territorio strettamente legati ai due aspetti più preoccupanti per la situazione che vive la Terra e, con essa, gli esseri viventi, a partire da noi e il resto dell’umanità che la stiamo riducendo a poca cosa. Stiamo parlando dell’agricoltura, dei boschi e delle foreste, ovvero della biodiversità e del rischio di estinzione per un altro milione di specie viventi; della perdita sempre più preoccupante – grazie all’uso e abuso di mezzi meccanici e prodotti chimici e farmaceutici – della fertilità del terreno e, non ultima, della situazione tragica del clima. Tre aspetti che mettono in crisi il presente e in dubbio il futuro di vita su questa Terra martoriata con una velocità impressionante negli ultimi 50 anni, quelli che coincidono con l’avvento del neoliberismo. Il sistema delle banche e delle multinazionali, che, non avendo il senso del limite e del finito, depreda e distrugge e tutto per il denaro. Il consumo di ogni cosa, risorse e valori insieme, è la logica propria del neoliberismo e, insieme, la sua capacità, in mancanza di oppositori, di coinvolgere tutti, nel momento in cui impera con la manipolazione dell’informazione e l’appropriazione della politica, che, forte del dio denaro, non usa. Usa solo quelli – un tempo considerati politici – che, ai vari livelli, credono di esserne ancora i rappresentanti, non rendendosi conto che sono solo pedine nelle mani di giocatori di scacchi, i ricchi potenti o potenti ricchi, senza scrupoli. Tutto questo è parte dei nostri recenti dubbi sull’utilità delle rinnovabili sopra citate, nelle mani di chi, con quattro euro, ha la possibilità di mettere su un’impresa e, con gli spiccioli, distruggere bellezza e bontà, quali sono – è bene ripeterlo: il paesaggio e il cibo. Ci sono altri due aspetti che completano questa nostra riflessione/preoccupazione/negazione: 1. la corsa all’energia rinnovabile per non rallentare e mettere in discussione lo spreco di energie e il consumismo quale filosofia di vita, che vuol dire continuare sulla stessa strada che ha già prodotto crisi economiche, guerre, disastri; 2. L’eredità dell’ingente smaltimento dei materiali obsoleti lasciata alle nuove generazioni e i pericoli enormi per i territori che sono oggetto di discariche. Un aspetto, quest’ultimo, che, per ora, non è parte della discussione in atto, come a voler dimostrare che la sola cosa che conta è il presente. Un presente senza passato – memoria piena di valori – è il segno più evidente di mancanza di attenzione per il futuro. La pazzia propria di un sistema senza scrupoli che privilegia il denaro agli affetti, anche e soprattutto quelli dei propri figli; che diffonde sempre più il virus dell’indifferenza per renderci sempre più complici dei suoi misfatti.
Pasquale Di Lena – ideatore e fondatore delle Città dell’Olio