Nasce il primo Parco degli Olivi dedicato alla biodiversità 

News  09 Novembre 2022



È, quello inaugurato domenica a Termoli, il primo Parco urbano dedicato alla biodiversità olivicola regionale, realizzato in Italia, a conferma di un Molise piccolo grande laboratorio nel campo dell’olivo e dell’olio. Dopo Larino, nel 1994, culla dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio e città della biodiversità olivicola con la sua “Gentile” e le altre sue varietà, e, dopo Venafro sede, dal 2008, del primo, ancora unico al mondo, parco dedicato all’olivo, il “Liciniano” oggi “Aurino”, e alla storia della qualità dell’olio italiano con la fama ai tempi dell’impero romano, ecco un altro risultato importante che conferma il Molise come il laboratorio dell’Olivo e dell’olio. C’è da dire che il Parco di Venafro è un’idea partita, grazie alle Città dell’Olio, da poco costituite, nel 1996 con una proposta di legge, e che Venafro, con il suo Parco, è nel primo elenco nazionale dei Paesaggi storici rurali, riconosciuti con Decreto n 6419 del 20 Febbraio del 2018. Il Parco degli Olivi – nato domenica come straordinaria passeggiata delle 176 organizzate dalle Città dell’Olio, partecipate da oltre 35mila persone – è un riconoscimento dovuto al patrimonio italiano della biodiversità olivicola, primo al mondo con le sue 600 e più varietà sparse sulle 18 regioni olivetate. Un tesoro straordinario, una ricchezza immensa di biodiversità per lungo tempo sottovalutata, che ha trovato nella nascita delle Città dell’Olio la grande attenzione che meritava. Questo per dire che non è per niente casuale che il promotore dell’iniziativa di Termoli sia stato il vicepresidente nazionale delle Città dell’Olio, Nicola Malorni, grazie al coinvolgimento e sostegno del governo della sua città guidato dal sindaco Francesco Roberti. Nicola Malorni, lo psicanalista promotore e animatore instancabile di altre iniziative del “laboratorio Molise”, che danno immagine ai territori olivetati ed ai grandi oli molisani e italiani, quali: la nascita della Kairos, la cooperativa sociale che ha inaugurato nel 2019 l’olivicoltura sociale attraverso la produzione dell’olio ASPEm da parte di donne che hanno subito violenza; la scoperta di “Fausto”, l’olivo martoriato da un fulmine, autentico simbolo di resilienza e protagonista del cortometraggio “Gocce”, firmato dal molisano Simone D’Angelo, che sta riscuotendo un grande successo. Un inno alla vita, il Parco degli Olivi, visto che la biodiversità, maltrattata e sempre più ridotta dal tipo di sviluppo (-70%), è un tema di grande attualità e la sua rinascita speranza certa nel domani se ne riconosciamo il valore e ad essa dedichiamo l’attenzione che merita. L’abbraccio di tutti noi presenti ha avuto il significato di amore per l’olivo, la pianta sacra, e di protezione del parco appena nato un grande libro aperto, soprattutto per le nuove generazioni, che vuole ridare i valori rubati dal dio denaro, il grande divoratore, nel tempo che viviamo, della biodiversità. Come dire un senso alla vita, che l’olivo e l’olio ben rappresentano con la bellezza e la bontà. A proposito di bontà l’inaugurazione del Parco è stata anche una buona occasione per una lezione importante sui caratteri dell’olio, tenuta da un maestro degustatore, Benedetto Salvatore, che è anche un bravo produttore in quel di Lupara, e la degustazione di due oli novelli, ossia di due territori differenti: i 500 metri de il Monte di Larino e quello che guarda da vicino il mare e, insieme, di due diverse varietà dal fruttato diverso. Due oli, entrambi adatti a spiegare i caratteri e, con essi, i diversi usi in cucina e a tavola. Una bella festa che ha preso il via con la benedizione di Padre Enzo Ronzitti, parroco della Chiesa SS. Pietro e Paolo, poco lontana, che ha spiegato la sacralità dell’olivo e la centralità dell’olio e del vino nella liturgia. Ottanta le piantine messe a dimora a rappresentare le 20 varietà, con il riconoscimento prossimo della cultivar autoctona “Fumo di Guardialfiera”, che meritano di essere tutte citate: la “Gentile di Larino”, la più diffusa (1/4 del 1,5 milioni di olivi), che dall’area di Venafro e delle colline del fiume Volturno (Aurina, Paesana bianca, Paesana nera, Olivastro d’Aprile, Olivastro dritto e Rossuola), passano nell’area del torrente Verrino (Olivetta nera) lungo il fiume Trigno e delle colline interne(Gentile di Mafalda, Cerasa e Olivastro di Montenero di Bisaccia), passano nel Basso Molise e Valle del Biferno (Gentile, Salegna o Saligna e Oliva San Pardo di Larino, e, appena, sarà ufficializzato il suo riconoscimento, la cultivar “Fumo di Guardialfiera”), per raggiungere, non lontano, Rotello, Colletorto e la Valle del Fortore (Rosciola e Cellina di Rotello; Cazzarella, Oliva nera di Colletorto e Rumignana) e chiudere con lo “Sperone di gallo” nel cuore del Sannio. Un totale di 20 cultivar autoctone sparse sul territorio di una regione segnata per il 53% da montagne, che vuol dire poco più di 2mila Km² dei 4.439 censiti che rappresentano il territorio regionale. Un patrimonio importante di biodiversità messo in discussione, anche nel Molise, dall’incalzare degli oliveti superintensivi con le sue tre varietà spagnole, quella greca e, ultima, la “Lecciana” italiana. Un non senso visto il fallimento e i disastri dell’agricoltura industrializzata e, visto anche, il ruolo di difesa del terreno dalle frane dell’olivo, il bisogno di acqua e la distruzione, con la macchina cavalcatrice dei filari, di nidi di uccelli e altra biodiversità animale. Il Parco degli olivi e le sue finalità, soprattutto quella di essere un libro aperto per la lettura dei valori che servono a vivere per tornare a lasciare la migliore delle eredità alle nuove generazioni, la biodiversità e, con essa la bellezza del paesaggio, la salute nostra e dell’ambiente, la serenità del clima e il ritorno alle stagioni. In pratica un domani che fila per tutti liscio come l’olio.
da Teatro Naturale di Pasquale Di Lena, ideatore e fondatore delle Città dell’Olio