Nasce il “Sistema Italia” dell’olio extra vergine di oliva

Il Fatto  30 Giugno 2017



Coltivatori, produttori, frantoiani e industria per rilanciare uno dei settori che meglio connotano l’eccellenza italiana: l’olio extravergine di oliva.  A Telese nasce il “sistema Italia” dell’olio con l’obiettivo raggiunto di individuare quali azioni intraprendere già nell’immediato da parte dei protagonisti della filiera olearia olivicola italiana e delle istituzioni per valorizzare al massimo il patrimonio di tradizione, cultura e biodiversità, espresso dagli ulivi italiani e dagli oli extravergine da essi prodotti.

All’incontro hanno partecipato, assieme al presidente UNASCO, Luigi Canino, Valerio Cappio, e Pasquale De Francesco, rispettivamente Direttore UNASCO ed economista di Officina GBS, che hanno tracciato i macroscenari derivanti dalle differenti opzioni oggi possibili per il futuro dell’olio extravergine di oliva italiano. Scenari su cui – condotti dal giornalista Marco Magheri – si sono confrontati i rappresentanti della Federazione Olearia Olivicola Italiana FOOI e delle istituzioni, tra cui: Giuliano Martino, direttore FOOI, Marco Dipierdomenico, presidente AIPO, Tommaso Lo Iodice, presidente di UNAPOL, Paolo Mariani, presidente Assofrantoi, Gennaro Sicolo, presidente CNO, Francesco Tabano, presidente Federolio, Carmelo Vazzana, Vice presidente UNASCO.

Al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, rappresentato da Pietro Gasparri, Dirigente Responsabile dell’Ufficio Sviluppo impresa e cooperazione, i rappresentanti della Filiera hanno ufficialmente chiesto un intervento tempestivo per dare esecuzione al PON, ribadendo l’urgenza di veder riconosciuta la FOOI come interlocutore del settore per lo sviluppo delle politiche olivicole del Belpaese.

I 6 cluster individuati dal Piano di settore olivicolo-oleario 2016 del Mipaaf

– Cluster 1: Aziende medio-grandi, con specializzazione olivicola medio-bassa, autoconsumo prevalente e dipendenza dai pagamenti diretti (cioè basso orientamento al mercato), basso impegno di lavoro del capo azienda.

– Cluster 2: Aziende familiari piccole, con specializzazione olivicola alta, part-time.

– Cluster 3: Imprese grandi, con specializzazione olivicola medio-bassa, orientate al mercato, alto impegno di lavoro del capo azienda, attente all’ambiente agrario.

– Cluster 4: Aziende-imprese familiari piccole, con specializzazione olivicola medio-alta, orientate al mercato, alto impegno di lavoro del capo azienda e del coniuge.

– Cluster 5: Imprese medio-grandi, con specializzazione olivicola bassa, orientate al mercato e alto impegno di lavoro del capo azienda.

– Cluster 6: Aziende-imprese piccole, specializzazione olivicola alta, orientate al mercato, con attività connesse e superficie aziendale non utilizzata (multifunzionali).

Lo scenario su cui si è focalizzata la volontà della Filiera:

1) Interventi sulla produzione:

Per effetto della riforma PAC 2020 le aziende del cluster 1 abbandonano l’olivicoltura (che rappresenta il 20% in media della SAU Aziendale); riduzione del valore di mercato dell’uliveto (divieto di espianto), circa 189.000 ettari sono potenzialmente sul mercato a disposizione delle imprese più dinamiche.

Le aziende più dinamiche e specializzate, con l’aiuto pubblico, procedono ad interventi strutturali di ammodernamento, irrigazione e infittimento degli uliveti per compensare la perdita di reddito e procedono all’ampliamento degli uliveti (acquisto di fondi olivetati da migliorare).

Le aziende del cluster 2 continuano la produzione a finalità hobbistica e ad integrazione di reddito, le aziende del cluster 4 valorizzano la produzione sulla filiera corta locale.

Coerentemente con la PAC post 2020, introduzione di nuovi sistemi colturali che concilino la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale.

Miglioramento della qualità dell’olio lampante.

2) Strutturazione delle filiera:

Si afferma un’unica forte organizzazione interprofessionale alla quale partecipa anche la GDO, si supera il dualismo agricoltura/industria (che diventano partner del sistema Italia), si realizzano innovazioni contrattuali e accordi di filiera che sono rispettati dalle parti.

Aggregazione delle Unioni nazionali, drastica riduzione del numero delle OP a seguito di un processo di aggregazione e razionalizzazione territoriale.

Le OP si concentrano sull’organizzazione, sull’assistenza tecnica per l’innovazione e l’efficienza produttiva, sulla formazione e sulla concentrazione dell’offerta, stipulando contratti quadro con l’industria.

I frantoiani si strutturano in rete territoriali per la valorizzazione dei sottoprodotti della lavorazione.

Si realizza quindi un’integrazione verticale della filiera.

3) Qualificazione del prodotto:

Si crea con il un disciplinare SQNPI di filiera (es. FOOI) che prevede la sostenibilità economica, ambientale e sociale, riconosciuto dal MIPAAF e UE come regime facoltativo in applicazione della lettera c), dell’art. 16 del Reg, (UE) 1308/2013 (che prevede contributi per la promozione).

Si definisce (in ambito UE) una normativa che inserisce una nuova categoria di qualità dell’olio extravergine (minore acidità, polifenoli, tracciabilità certificata, ecc.) sulla scia dell’Alta qualità del settore lattiero-caseario.

Si prevede un premio qualità in ambito PAC più consistente per le DOP e IGP che migliorano il proprio disciplinare in senso sostenibile.

La produzione di qualità italiana e tracciata e controllata: drastica riduzione delle frodi.

Con il SQNPI le imprese olivicole accedono alle misure a superficie e riducono i costi di certificazione.

4) Politica di comunicazione:

Il MIPAAF realizza un’efficace azione di informazione ed educazione del consumatore in Italia e il consumatore ha le competenze per valutare la nuova qualità.

Si inserisce l’EVO nelle attività di comunicazione del piano governativo di internazionalizzazione.

L’interprofessione realizza importanti azioni di promozione dell’olio rispondente al disciplinare di filiera FOOI con finanziamento del 70% del costo.

Un segmento importante di consumatori è disposto a pagare il «giusto prezzo» per l’EVO Italiano