Vallecorsa in festa per l’arrivo dei 25 delegati FAO

News  05 Giugno 2017



Vallecorsa in festa per l’arrivo dei 25 delegati degli Stati membri della FAO che hanno visitato i suggestivi Oliveti Terrazzati trovandoli di grande interesse paesaggistico e culturale.

Pubblichiamo integralmente il saluto del sindaco della Città dell’Olio di Vallecorsa Michele Antoniani.

Gentili ospiti,

a nome della collettività intera di Vallecorsa che mi pregio di rappresentare e a nome di tutti gli amministratori comunali, e ovviamente mio personale, rivolgo alle SS.LL. un caloroso saluto e un sincero “benvenuti a Vallecorsa.”

Ringrazio i Delegati dei paesi membri della FAO e ringrazio altresì il Segretariato del GIAHS per il supporto nella logistica e nel coordinamento della visita.

Egregi capi e membri delle missioni permanenti presso la FAO, Onorevoli, amici e colleghi,  Buongiorno.

La vostra presenza ci onora enormemente e nello stesso tempo  ci gratifica, perché essa ratifica il riconoscimento ufficiale dell’indiscusso valore del nostro bene peculiare, che accompagna il nostro paese fin dalla sua origine.

Quanti secoli sono trascorsi dalla nascita di Vallecorsa, sicuramente  non meno di dieci se la sua prima menzione nei documenti ufficiali risale al 1072, ma probabilmente tredici-quattordici se, come  si può tranquillamente supporre, i suoi natali risalgono al fenomeno dell’incastellamento nell’Italia centro-meridionale nell’VIII-IX sec.

Ebbene in tutto questo lungo periodo, fino ai nostri giorni, la laboriosa popolazione di Vallecorsa ha vissuto una continua contesa con l’impervio territorio al quale ha cercato di sottrarre fazzoletti di terreno per adibirli alla coltivazione dell’ulivo.

Ecco, se vogliamo dare una data approssimativa e verosimile agli uliveti terrazzati di Vallecorsa, dobbiamo risalire agli ultimi secoli del I millennio d.c.

Nel nostro territorio le macére sono nate con l’ulivo e tutti e due sono nati con i Vallecorsani.

La nostra storia è stata soprattutto la coltivazione dell’ulivo e la costruzione delle macére che rendono il nostro paesaggio peculiare ed unico, anche rispetto al territorio circostante.

Si può affermare con certezza che dal lontano medioevo gli insediamenti umani in questa valle hanno avuto la loro ragione di essere e di sviluppo nella costante e tenace lotta per l’affermazione di condizioni di vivibilità e sostenibilità economica in un contesto geomorfologico sicuramente non favorevole.

Infatti le nostre montagne, seppure caratterizzate da un clima salubre, si presentano per lo più aride, aspre e poco adatte alla pratica agricola; ed allora solo il lavoro caparbio delle antiche generazioni ha potuto consentire di trasformare un territorio scosceso ed impervio, rendendolo fortemente produttivo.

Basta guardare a 360 gradi per cogliere come i pendii dei nostri monti siano completamente tappezzati dall’argenteo manto dell’ulivo, che sorge sui terrazzamenti sorretti dalle macére.

E’ uno spettacolo unico, ma è anche la testimonianza di un’arte che solo i Vallecorsani hanno  posseduto e che ancora si tramanda a pochi cultori.

Le macére infatti non sono erette posizionando una pietra sull’altra. Esse sarebbero crollate al primo acquazzone. Le pietre sono abilmente collocate secondo una tecnica di incastro che rende il muro più solido e più resistente ai fenomeni di erosione e smottamento causati dalla furia delle acque, che scendono impetuose fin dai crinali dei monti.

Negli statuti comunali del 1327, uno dei testi più antichi e sicuramente il più importante per la conoscenza di Vallecorsa,  è menzionata la parola maceria e si fa  ampio riferimento a questo manufatto  e addirittura si pone in risalto l’importanza della pietra nel nostro territorio, al punto da salvaguardarla da eventuali furti :” item si quis  lapides de loco alieno abstulerit tam de maceria quam de alio loco, solvat baiulo vice qualibet solidos decem et emendet damnum…” ( ancora: se uno ha tolto delle pietre da un luogo altrui, tanto da una macera che da un altro posto, paghi al ballio ogni volta dieci soldi e ripari il danno…). –

Ma affinché questa pietra e il manufatto con essa realizzato possa essere preservato dalla furia distruttrice del tempo e dal preoccupante oblio nato dall’indifferenza, è necessario superare l’idea che il territorio si possa conservare così com’è. L’antropomorfizzazione non è sempre un male. Spesso essa è necessaria perché stabilisce il giusto equilibrio tra l’uomo e l’ambiente circostante, che è alla base della sopravvivenza di entrambi.

Per questi motivi, come rappresentante della comunità locale sento la responsabilità ed il dovere morale di raccogliere l’enorme eredità costituita dal lavoro e dalle tecniche agricole dei nostri antenati per trasmetterla alle future generazioni,  affinché sappiano affrontare con competenza e perizia le ardue sfide contro i cambiamenti climatici che mettono a dura prova lo stesso ecosistema.

L’inserimento delle macére di Vallecorsa nel catalogo nazionale dei paesaggi rurali e poi quello più prestigioso nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici da parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali sono le due prime importanti tappe di un percorso che noi Vallecorsani ci auspichiamo possa concludersi con il riconoscimento di sito GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems).

Noi riteniamo che i terrazzamenti di Vallecorsa, come sistema agricolo tradizionale, basato su una pratica di conoscenza e competenza che risale all’origine del paese e che ancora oggi viene esercitata nel rispetto dell’ambiente circostante e della natura,  trovino la giusta collocazione nel programma della FAO.

Il GIAHS è presente oggi a Vallecorsa con i suoi autorevolissimi rappresentanti, nel suo impegno orientato ad individuare, rimarcare e salvaguardare il lavoro dell’ antica comunità agricola vallecorsana che, adattandosi al territorio ed adattando  il territorio alle proprie esigenze, ha creato un paesaggio  straordinario  che costituisce certamente  la caratteristica principale del paese.

Sono fiducioso, noi, i Vallecorsani tutti, siamo fiduciosi che, nella visita successiva ai luoghi del paese, le SS.LL. possano trovare  reale riscontro alle mie parole e possa esserci in un prossimo futuro una risposta lusinghiera alle mie  speranze, alle speranze di tutta la comunità vallecorsana.

Attraverso il riconoscimento dell’importanza della dimensione agricola, ambientale e culturale di questo nostro sistema, speriamo  di raggiungere il suo sviluppo sostenibile. Non manca certo la nostra  presa di coscienza, ma fidiamo anche nella presa di coscienza di altre autorità periferiche e nazionali, affinché si adoperino ad applicare delle politiche di sviluppo nella nostra area e nelle altre aree interessate. Portare questi sistemi all’attenzione del grande pubblico, insieme con le politiche di sviluppo, può evitare la loro scomparsa.

Nonostante l’altissimo valore di questi siti agricoli, nel mondo globalizzato c’è sempre meno spazio per l’agricoltura tradizionale e, in moltissimi paesi del mondo, il loro destino sembra essere quello di scomparire o di convertirsi all’agricoltura moderna.

Conservare i siti GIAHS non si tratta di lanciare uno sguardo verso il passato, ma guardare al futuro, dato che le tecnologie e i saperi ancestrali sono utili oggi per affrontare le sfide più attuali: prima fra tutte come già detto i cambiamenti climatici. Questi sistemi agricoli sono riusciti a sfidare il tempo, grazie alla loro capacità di adattamento ai cambiamenti di ogni tipo che hanno affrontato attraverso gli anni (in alcuni casi, secoli). Quelli che sembrano concetti nuovi – come “adattamento ai cambiamenti climatici” o “mitigazione dei cambiamenti climatici” – non sono altro che le stesse tecniche adottate dai nostri avi e che assumono un carattere più che mai attuale.

Noi vallecorsani, con orgoglio rivendichiamo e sottolineiamo che tra tutti quelli identificati, siamo tra i quattro paesaggi che hanno completato l’iter e sono stati riconosciuti dal ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF). Di questi, soltanto uno si trova nella Regione Lazio: si tratta proprio degli uliveti terrazzati di Vallecorsa.

Per questo ora puntiamo a candidarci presso la FAO per ottenere il tanto desiderato ed ambito riconoscimento GIAHS.

Solo l’adozione di questo importante programma della FAO ci consentirebbe di salvaguardare il nostro sistema agricolo tradizionale che ha continuato per secoli a basarsi su pratiche e saperi ancestrali, nel rispetto dell’ambiente e della natura circostante creando il paesaggio straordinario che andremo ad ammirare.

Il pericolo è che, nonostante l’enorme valore del sito, con la  globalizzazione da una parte e l’impoverimento demografico dall’altra, possa esserci sempre meno spazio ad un approccio tradizionale all’agricoltura, a vantaggio di pratiche moderne con la compromissione irreversibile di quanto ci caratterizza in termini culturali e di paesaggio.

Solo attraverso il riconoscimento dell’importanza della dimensione agricola, ambientale e culturale rappresentata dal nostro territorio e con l’adozione del programma GIAHS è possibile l’ottenimento di uno sviluppo sostenibile che consentirebbe al sito rurale di Vallecorsa di proiettarsi nel futuro mantenendo intatto il suo valore e la sua specificità.

Accolgo con favore e fiducia la presenza oggi a Vallecorsa dei rappresentanti di così importanti istituzioni.

Saluto tutti con l’ambizione che ciascuno possa portare nel proprio paese l’immagine e la memoria di un paesaggio caratteristico ed  unico legato ad un paesino collocato sui monti Ausoni della Regione Lazio.

Che Vallecorsa in tutte le parti del mondo dove potrà giungere il suo nome sia ricordata e conosciuta come il paese delle Macére.

Grazie al professor Mauro Agnoletti qui presente, per aver stimolato in noi, una presa di coscienza sicuramente diversa nei confronti delle peculiarità e delle potenzialità del nostro paesaggio.

Grazie alla Cooperativa Agricola “La Carboncella” di Vallecorsa,  per l’encomiabile lavoro svolto, che ha permesso di raggiungere questo prestigioso traguardo.

Un grazie a tutti e un abbraccio di cuore.