Una rete mediterranea dedicata ai Parchi storici dell’Olivo
Il Parco Regionale Storico Agricolo dell’Olivo di Venafro è la prima area tutelata dedicata all’olivo. La sua istituzione intende promuovere e conservare l’olivicoltura tradizionale che a Venafro ebbe fasti e splendori, tanto che i Romani ritenevano l’olio prodotto in loco il più pregiato del mondo antico. Nessun luogo coltivato a olivo, infatti, ha più tradizioni ed è più citato dalle fonti classiche, del territorio di Venafro.
Marco Porcio Catone, Plinio, Orazio, Varrone, Marziale, Giovenale, Strabone e Virgilio, hanno citato a più riprese l’olio e l’olivicoltura venafrana. Partendo da queste solide basi storiche e culturali, l’Ente Parco persegue il rilancio dell’olivicoltura ambientale e dei suoi prodotti, la fruibilità turistica e didattica, la valorizzazione delle emergenze storiche del territorio, ma al contempo intende riscrivere, in chiave moderna, il suo importante passato.
Sicuramente, in quest’ottica, assume grande rilevanza l’accettazione da parte del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, della candidatura del Parco Regionale dell’Olivo di Venafro nel Registro nazionale dei Paesaggi rurali storici. Un riconoscimento fortemente voluto oltre che dal Parco e dal Comune di Venafro, dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio, che attraverso i suoi organi ha supportato l’Ente nel complesso iter occorso e si è fatta artefice dell’iniziativa.
Si può affermare che a Venafro, sia iniziata con Catone la moderna commercializzazione dell’olivicoltura. Egli che era ivi proprietario di una villa rustica con oliveti e un frantoio di notevoli dimensioni per l’epoca, suggeriva nel De Agricoltura di applicare il metodo commerciale applicato a Venafro per la vendita del frutto pendente (“Oleam pendentem hac lege venire oportet. Olea pendens in fundo Venafri venibit”), descrivendolo con minuzia.
La frammentazione storica della proprietà agricola ed i costi di gestione rendono difficile una produzione che vada al di là del fabbisogno familiare. Tuttavia, negli ultimi anni, grazie ad azioni mirate dell’Ente Parco, questo tipo di olivicoltura ambientale, grazie anche alla vocazione multipla del territorio (storica, archeologica, naturalistica, colturale e turistica), intravede nuove possibilità produttive in mercati di nicchia. E ciò grazie anche a coraggiosi proprietari e olivicoltori che finalmente si sono associati in cooperative per la produzione di olio.
L’Ente, grazie ad una convenzione, ha promosso la diffusione di antiche cultivar di olivo, quali l’Aurina, fondamentali per la diversità biologica agro-ambientale e cerca di orientare anche il pascolo, prediligendo quello ovino e utilizzando così un mezzo naturale per la manutenzione degli oliveti, che si affianca ai progetti affidati ad imprese agricole e a manutentori.
Sono state recuperate antiche mulattiere e si è creata una rete di sentieri che legano le emergenze archeologiche del territorio con il centro storico di Venafro. Il Parco, inoltre, con il fine di incentivare la manutenzione degli appezzamenti, premia annualmente i migliori oliveti del proprio ambito territoriale.
Queste iniziative sono state considerate positivamente dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali nell’iter per l’accettazione della candidatura, anche perché costituiscono attività dimensionate e sperimentali per luoghi, come l’Oliveto storico di Venafro, dove l’olivicoltura marginale ed ambientale che si pratica è altrimenti destinata all’abbandono. Un’esperienza, quella del Parco, che può essere esportata in realtà similari, peraltro diffuse soprattutto nel Mezzogiorno.
Nell’ottica di condividere esperienze con realtà anche distanti, l’Ente Parco ha sottoscritto un’intesa per progetti comuni con la Olive Branch Foundation di Taybeh – Efraim in Palestina, altro luogo mitico dell’Olivicoltura mediterranea, più volte citato nella Bibbia. Per la citazione del profeta Osea, Efraim era già nota agli studiosi europei dell’Ottocento come il primo esempio nella Bibbia e quindi nella storia, di esportazione dell’olio di oliva. Obbiettivo del Parco è la realizzazione di una rete mediterranea dedicata ai Parchi storici dell’Olivo che potrebbe vedere a fianco del Parco Regionale dell’Olivo di Venafro, quello di Efraim e si spera nel prossimo futuro quello devozionale-storico del Getsemani a Gerusalemme. Su questi obbiettivi stanno, infatti, lavorando assieme da diversi mesi il Parco, la Olive Branch Foundation, l’Associazione “Coltiviamo La Pace di Firenze, che coordina le iniziative con il Prof. Giovanni Gianfrate, responsabile dei progetti in Terrasanta e la realtà di Vinci, interessata alla realizzazione del Parco degli Ulivi di Leonardo.
L’Ente intende anche ripercorrere la storia genetica dell’antica Licinia (Aurina), l’olivo autoctono di Venafro, e caratterizzare morfologicamente le cultivar antiche presenti nell’area. Per gli studi sul genoma di questa pianta, il Parco ha stipulato una convenzione con il CNR IVALSA di Firenze, uno degli istituti più rinomati nel settore in ambito internazionale.
Olivi millenari sono ancora presenti nel territorio del Parco ed uno di essi è stato riprodotto per talea e ospitato presso la stupenda Villa dei Quintili sull’Appia Antica a Roma, dove è stato inaugurato, sul finire del 2011, il Giardino dei Patriarchi arborei dell’Unità d’Italia, patrocinato dalla Presidenza della Repubblica. Qui sono state messe a dimora le talee derivate dagli alberi monumentali più significativi del territorio italiano. Venti Patriarchi, uno per regione. Da questa esperienza, in collaborazione con l’Associazione Patriarchi della Natura di Forlì ed il Comitato per la Bellezza di Roma, è stato realizzato nel Parco, nei pressi della Cattedrale, il Giardino degli Olivi Patriarchi d’Italia, che raccoglie esemplari gemelli riprodotti per talea dei più importanti e vetusti olivi italiani. Il Giardino, integrato nei percorsi turistici dell’area, ha come obiettivo primario la conservazione del corredo genetico degli olivi più antichi e significativi delle varie regioni d’Italia, alcuni dei quali sono millenari.
L’Ente ha registrato il Marchio di qualità collettivo “Terre degli Olivi di Orazio” che viene concesso ad Aziende della produzione dell’olio, della ristorazione, ma anche ai vivai, che rispettano i vari disciplinari di qualità approvati.
Gli eventi come quello della festa annuale “Venolea” sono occasione di confronti, convegni con i maggiori esperti nazionali del settore, esposizioni, mercati ed eventi culturali. Basti pensare all’ importante convegno con Antonio Cimato sulla presentazione degli studi sulla datazione degli Olivi del Getsemani, avvenuta nell’edizione del 2013. L’edizione di Venolea del 2014, ha visto invece concretizzarsi ufficialmente l’adesione del Parco all’Associazione Nazionale Città dell’Olio, fortemente voluta dal Presidente Enrico Lupi e dal Presidente onorario Pasquale di Lena. Una scelta che il Consiglio direttivo del Parco ritiene basilare per proseguire nella lettura alternativa del proprio territorio, per troppi anni lasciato a se stesso e oggetto di degrado, a discapito delle sue qualità paesaggistiche e delle sue vocazioni.
Emilio Pesino, Presidente dell’Ente Parco