Campagna olearia: tutto quello che c’è da sapere
Non sarà una campagna olearia disastrosa come quella del 2014. Ma un po’ di preoccupazione per le prime previsioni che vedono la nostra produzione di olio in calo c’è e non la nasconde Marcello Scoccia, Vice Presidente e Capo Panel ONAOO (Organizzazione nazionale assaggiatori oli di oliva) al quale abbiamo chiesto di rispondere alle nostre domande sulla campagna olearia che sta per entrare nelle sue fasi calde.
Partiamo dal dato mondiale la GEA Iberia ha previsto un calo del 8% della produzione di olio d’oliva. L’Europa, che copre oltre il 78% della produzione globale, potrebbe subire un calo di oltre il 4%. La Spagna che fa sempre la parte del leone, quest’anno tiene ma non bene come ci si aspettava o sbaglio?
Esatto… le previsioni erano molto ottimistiche, rimangono buone ma ridimensionate dall’assenza di pioggia dell’ultimo periodo. In primavera c’erano buone previsioni per la Spagna – si parlava di una produzione di 1.5 – 1.6 milioni di tonnellate – oggi queste previsioni si sono dovute scontrare con il caldo e la siccità dell’estate, tanto che oggi la produzione stimata è di circa 1,3-1.4 milioni di tonnellate. Quindi in linea con l’anno scorso ma molto più bassa delle 2 milioni di tonnellate che al momento sono considerate il potenziale produttivo iberico.
Quale è invece la situazione negli altri Paesi del Mediterraneo?
Non è andata benissimo nemmeno alla Grecia, soprattutto a causa della scarsa campagna olearia a Creta. Discreta invece la campagna nel Peloponneso. La stima produttiva, in questo caso, oscilla tra le 220 e 230 mila tonnellate. Male la Tunisia, che ha sofferto molto la siccità, la produzione in questo caso non supererà le 100 mila tonnellate e con grande probabilità si fermerà a 80 mila. Tutto dipenderà dalle piogge delle prossime settimane.
Ci sarà qualche sorpresa tra i Paesi del Mediterraneo ma anche extra Mediterraneo, per quantità e qualità?
Del Portogallo non si parla mai anche se in termini di volumi è un Paese in crescita con trend positivi da almeno dieci anni. Qui si sta investendo molto sull’ampliamento degli oliveti intensivi che entrano precocemente in produzione. Ma forse il dato davvero significativo riguarda la Turchia, accreditata di 190 mila tonnellate. In particolare sarà annata della cultivar Ayvalik. La Turchia ha tutte le carte in regola per dare del filo da torcere alla Grecia fino a prenderne il posto nell’export. Se guardiamo fuori dal Mediterraneo: California, Cile, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda stanno crescendo ma anche la Cina muove con successo i primi passi, sfruttando alcune aree in cui il clima è più favorevole alla fruttificazione. Si tratta di numeri piccoli, ovviamente, ma sarà interessante vedere come evolverà la situazione.
Parliamo dell’Italia, la mosca olearia ha già costretto tanti olivicoltori alla raccolta anticipata. Dobbiamo avere paura?
In Italia la produzione potrebbe anche precipitare verso le 230 mila. La mosca olearea in alcune zone ha costituito e costituisce un problema ma non siamo di fronte allo stesso attacco che abbiamo subito due anni fa. Ci troveremo di fronte ad una situazione a macchia di leopardo, determinata però non solo dalla mosca o dal clima ma anche da quanto raccoglieranno gli agricoltori. In molte aree, infatti, il carico produttivo è il 15-20% di quello normale, c’è il rischio che le olive restino sulle piante perché viene considerato antieconomico raccoglierle.
La Puglia continuerà a fare da traino…
Si la Puglia anche quest’anno farà bene, in particolare il nord barese. Nel complesso dovrebbe superare le 100 mila tonnellate di produzione. Il secondo gradino del podio è occupato dalla Calabria. La Sicilia, invece, annasperà con una produzione di 25 mila tonnellate. Maglia nera per Umbria e Campania con cali del 40-50% rispetto allo scorso anno. Cali anche se meno rilevanti – nell’ordine del 30% – in tutte le altre regioni: Abruzzo, Toscana, Lazio e Marche. Male anche la Sardegna, a causa, però, soprattutto di un’ondata di caldo durante l’allegagione. Previsioni di produzione ancor peggiori per il Nord Italia, con cali che vanno dal 50% della Liguria al 60-70% del Lago di Garda.
Cosa succederà ai prezzi dell’olio?
Difficile prevederlo. Di certo non possiamo aspettarci i minimi a cui siamo abituati.e nemmeno ai prezzi record di 2 anni fa. Ma a calmierare le quotazioni dovrebbero essere le scorte, pari a 350 mila tonnellate in Spagna e 100 mila in Italia.
E sulla qualità cosa possiamo aspettarci?
Direi che noi assaggiatori avremo un bel da fare, perché a causa della situazione a macchia di leopardo che abbiamo appena fotografato troveremo oli di buona qualità ma anche oli con difetti organolettici importanti.